«Che ci fossero strani rapporti tra Aeradria, la società controllata Air e infine Riviera di Rimini promotions, l’avevo sostenuto chiaramente nella relazione che ho consegnato alla fine dell’estate 2013, quando ho espresso un parere negativo sulla proposta di concordato presentata per salvare proprio Aeradria». Renato Santini, insieme ai magistrati e alla Guardia di finanza, è stato tra i primi a sollevare ombre sugli intrecci che legavano le società collegate ad Aeradria. E alcuni dei reati (quelli di natura societaria) ipotizzati dalla Procura, sono gli stessi che hanno spinto il curatore fallimentare di Aeradria ad avviare un’azione di responsabilità verso gli ex amministratori della società, e a chiedere (e ottenere) sequestri conservativi dei beni dell’ex cda. Santini, si aspettava che l’indagine penale sarebbe arrivata fino a questo punto? «Non voglio dare giudizi sull’inchiesta, non è compito mio. Dico solo che bastava leggere i bilanci, come ha fatto il sottoscritto, per vedere che molte cose non quadravano». La Procura parla di un «sistema truffaldino» messo in piedi per tenere in vita l’aeroporto. «Non sta a me addentrami nell’inchiesta. Ma, ripeto, i collegamenti tra Aeradria e le altre due società erano poco chiari. Pongo soltanto una questione: perché per mesi, mentre si tentava di salvare la società dell’aeroporto con un concordato, nessuno pensava a fare altrettanto per Air e Riviera di Rimini? E perché ogni volta che io chiedevo informazioni su queste due società, mi trovavo davanti risposte evasive?». Se Aeradria anziché fallire avesse ottenuto il concordato, l’indagine sarebbe arrivata fino a questo punto? «La Procura aveva già molti elementi in mano, prima ancora che io arrivassi. Probabilmente anche se Aeradria avesse avuto il via libera al concordato, l’inchiesta sarebbe arrivata a queste conclusioni». Il Resto del Carlino
