Si preannunciano anni di sacrifici per la comunità sammarinese.
Sacrifici che saranno determinati da, come ormai noto, un aumento dal 20 al 25% delle entrate fiscali determinate dal gettito IGR nonché da una prossima riforma del sistema previdenziale e, si deduce, assistenziale.
E tutto mentre, in assenza di un chiaro e preciso progetto di sviluppo, le casse pubbliche continuano a venir rimpinguate dai proventi dell’emissione di sempre nuovo debito pubblico.
“Debiti su debiti, tutti per pagare la spesa corrente”, denuncia dal suo profilo Facebook Andrea Zafferani, membro, a suo tempo, del governo AdessoSm che non ha certo brillato per lungimiranza strategico-economica e, ancor meno, per “attenzione” visti i “disastri” economici a cui si è assistito negli anni di quel governo quanto mai “distratto” sugli “affari della cosiddetta “cricca”.
Non che questo esecutivo abbia fatto meglio, almeno fino ad ora, nell’accensione della celebre luce in fondo al tunnel -che è tuttora impercettibile- ma almeno, in questi ultimi anni, non sono spariti un centinaio di milioni dai fondi pensione…
La critica del politico di punta di Repubblica Futura, però, oltre a dimostrare che la classe politica, di destra, centro e sinistra, creda che l’elettorato sia ingenuo, distratto e con la memoria corta, merita attenzione, perchè l’aumentare dell’indebitamento in assenza di un preciso piano di rilancio economico, ovvero di un piano che determini l’aumento del Pil e quindi della base imponibile che, poi, conseguentemente, vada ad aumentare le entrate fiscali senza interventi sulla pressione fiscale, è un passo verso il default. E, passo dopo passo, si intraprende un cammino… Anzi, San Marino questo cammino sembra averlo già intrapreso.
Se era preoccupante qualche mese fa lo è ancor di più oggi, quando alla politica economica “miope” e di corto respiro si sono aggiunte le sanzioni occidentali alla Russia che chiudono un mercato con cui le imprese del Titano avevano interessanti sbocchi commerciali e che “cancellano” di punto in bianco una importante fetta dell’afflusso turistico sotto le tre torri.
Ulteriore incognita in questo preoccupante futuro è l’accordo di associazione, una sorta di accordo a 360 gradi fra San Marino e l’Unione Europea sui cui termini regna il più stretto riserbo, una sorta di segreto di stato che non lascia sperare in nulla di buono per le prospettive di sviluppo del Titano.
In questo scenario il Titano continua a ricorrere all’emissione del debito per far fronte alla spesa corrente.
Ma se aumenta il debito, aumenta il “monte interessi” che vanno pagati ogni anno e quindi cresce il fabbisogno dello Stato.
Ricordate la “lezioncina” che Mario Draghi diede a “reti unificate”, poco dopo il suo insediamento ai vertici dell’esecutivo italiano, sul debito buono e il debito cattivo? Ecco, tutti sul Titano dovrebbero oggi rileggersi quella “lezioncina”.
Infatti, il debito non è di per sé un indice di preoccupazione, ma lo diventa solo in alcuni casi.
Cerchiamo allora di capire… Immaginiamo, per semplificare, il bilancio di un nucleo familiare che ha, oggi, un fabbisogno di 30mila euro annui e entrate per 32mila euro annui. Ogni anno il “bilancio” si chiuderebbe con 2mila euro di attivo che, anno dopo anno, andrebbero a creare un piccolo tesoretto.
Ma, ad un certo punto il fabbisogno annuo di quella famiglia, per un imprevisto, cresce 10mila euro arrivando a 40mila euro.
Per tamponare il momento di crisi si ricorre ad un prestito bancario di 10mila euro da ripagare in due anni, con rate da 450euro mensili…
Si è coperto il disavanzo dell’esercizio annuale ma nei due anni successivi il fabbisogno familiare cresce dell’importo delle rate, ovvero passa da 30mila a 35.400 euro, con entrate ferme a 32mila euro. Si determina, quindi, una nuova emergenza economica perchè per far fronte a questo ulteriore deficit si deve richiedere nuovamente un prestito di 3400 euro le cui rate vanno ad aggiungersi a quelle del prestito originario… Ogni anno, così, il deficit annuale cresce e con esso cresce l’esposizione verso le banche… Cresce, cresce, cresce anno dopo anno fino al momento in cui il deficit non è più finanziabile con un prestito e quindi è inevitabile il default.
Non è il debito in sé ad essere la causa del crack economico, ma il fatto che questo debito non è stato finalizzato ad un aumento delle entrate.
Se la stessa famiglia, ad esempio, trovandosi in crisi, ovvero con entrate inferiori al fabbisogno, fosse intervenuta nella riduzione di quest’ultimo, avrebbe evitato il default.
Ma avrebbe pagato pesantemente in termini di riduzione della qualità della vita e avrebbe dovuto sobbarcarsi rinunce e sacrifici. Se, invece, anziché finanziare esclusivamente il fabbisogno avesse investito in una nuova attività avrebbe contratto un debito molto più alto, ma grazie a questo avrebbe determinato un aumento delle entrate che, da sole, avrebbero portato le entrate familiari ad un livello più alto del nuovo fabbisogno annuale.
Ecco, questo sarebbe stato un debito, cosiddetto, buono, dove le ricadute dell’investimento, pur fatto a debito, sarebbero state maggiori dell’aggravio di fabbisogno determinato dalle rate di debito da rimborsare…
Ecco perchè il Titano, i sammarinesi, hanno bisogno di una politica economica a lungo termine.
Una politica dove il debito vada a finanziare non più la sola spesa corrente ma, anche se molto più grande, venga destinato al finanziamento, alla realizzazione di un piano di sviluppo serio, dettagliato e, soprattutto, concreto.
Non esiste, ormai, un’altra strada.
Enrico Lazzari