Il debito pubblico della Repubblica di San Marino e’ interamente verso l’interno … de ”La Sveglia Birichina”

Il debito pubblico della Repubblica di San Marino e’ interamente verso l’interno. A parte i (pochi ormai) depositi di non residenti presso le banche sammarinesi, il debito complessivo di San Marino e’ integralmente detenuto da creditori interni (banche, principalmente Cassa di Risparmio, risparmiatori  privati e marginalmente fornitori della P.A. e fondi previdenziali).

Il debito che si intendesse mai contrarre con il FMI che destinazione avrebbe?

Esempi recenti di intervento del FMI in Europa (Cipro e Grecia, in quest’ultimo caso solo marginalmente perche’ la parte principale l’ha fatta il fondo “salvastati” creato dall’UE) si sono evidentemente resi necessari in quanto i creditori esteri (banche internazionali ed europee nel caso della Grecia e clienti esteri di Banche poi fallite a Cipro) reclamarono la restituzione dei propri fondi investiti in titoli pubblici o nelle Banche di tali Paesi. Le immagini delle conseguenze restrittive sull’economia dei Paesi che “beneficiarono” di tali interventi sono ancora nei ricordi di tutti noi: l’oscurazione (chiusura) della TV di Stato in Grecia, i pensionati disperati e cosi’ anche i risparmiatori che abbiamo visto in lunghe file davanti ai bancomat in attesa di prelevare i propri risparmi.

Anche San Marino decide di far ricorso al prestito FMI.  A cosa servirebbero questi denari?

A rimborsare i creditori interni? Si potrebbe chiedere loro di posticipare i tempi di restituzione del denaro, magari aumentando il rendimento delle cedole che saranno pagate puntualmente.

A fare investimenti che producano reddito sul territorio? (es: parcheggi, centrali elettriche fotovoltaiche, sviluppo del settore sanitario pubblico accessibile a pazienti stranieri a pagamento,   sviluppo del settore turistico e ammodernamento della ricettivita’ alberghiera e quant’altro un governo progettuale fosse in grado di individuare come strategico).

A pagare stipendi, pensioni, consulenze, spese correnti di funzionamento?

Nei primi due casi di esempio di destinazione dei fondi e’ evidente come si potrebbe procedere anche con soluzioni interne (allungamento dei tempi di rimborso nel primo caso, e ricerca di coinvestitori esperti del settore che potrebbero essere attratti da facilitazioni nella burocrazia e fiscali nel secondo.

Il terzo caso e’ da evitare: e’ come se una famiglia che volesse andare in vacanza contraesse un mutuo per pagarsela. Quanti anni di sacrifici per sostenere la spesa di un beneficio che dura un periodo breve? Meglio sarebbe invece risparmiare un poco e andare in vacanza quando ce lo si puo’ permettere.

Ricondotto alla realta’, quindi, prima di contrarre un debito con chi poi sara’ intransigente nell’esigere che siano intraprese azioni di contenimento della spesa che saranno necessarie al pagamento delle rate (ma che avranno anche ripercussioni negative sulla crescita economica del Paese perche’ stipendi e pensioni piu’ basse faranno consumare meno a chi le riceve e quindi chi produce produrra’ meno e chi vende vendera’ meno con inevitabili conseguenze a cascata sull’occupazione) sarebbe meglio pensare, da parte di chi ci governa, a come raddrizzare la “baracca” senza indebitarci con realta’ estere che poi si riveleranno intransigenti. Qui sopra alcune riflessioni. Se proprio lo si vorra’ fare (vorra’… e non dovra’) si rendera’ necessario spiegare bene perche’ si prende questa scelta e soprattutto spiegare dove andranno a finire questi fondi, perche’ se non li si investiranno in iniziative finalizzate alla ripartenza del Paese e, quindi, alla crescita dello stesso, sara’ come ipotecare la casa (cioe’ il futuro dei nostri figli) per andare al mare un’estate (cioe’ continuare a pagare consulenze, stipendi elevati, iniziative assurde che non danno ritorno economico).

La “sveglia” birichina