
A quanto pare è bastata una nevicata più intensa del solito per ritardare l’arrivo in Italia di 470mila dosi di vaccino anti Covid. E poco importa se c’è discrepanza pure sul luogo di provenienza dei preziosi antidoti destinati a Roma, visto che per alcuni arriverebbero dal Belgio e che per Pfizer, l’azienda produttrice, dalla Germania. Basterebbe questo per definire il piano vaccini dell’Italia approssimativo e inefficiente. Soprattutto se decidiamo di confrontarlo con la strategia messa in atto dalla Germania.
Berlino, infatti, pur tra mille critiche, è già riuscita a immunizzare oltre 40mila persone, rendendo pubblici e trasparenti tutti i dati relativi alla campagna di vaccinazione. Insomma, uno bello schiaffo in pieno volto alla cigolante macchina organizzativa allestita da Domenico Arcuri e mediatizzata dal governo giallorosso. Eppure, ci sono voci ben più autorevoli della nostra che, in materia di logistica, hanno evidenziato una serie di punti critici presenti nel piano vaccini seguito dall’Italia. Stiamo parlando degli esperti dell’Osservatorio Interdisciplinare Trasporto Alimenti e farmaci (Oitaf), che, secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità, avrebbero presentato al supercommissario Arcuri un dossier con tutti i nodi da sciogliere e le possibili soluzioni.
L’importanza della logistica
L’assunto base è uno: ora che abbiamo a disposizione l’arma del vaccino, è necessario trovare un modo per distribuire le dosi dell’antidoto ai cittadini di ogni Paese nel minor tempo possibile. Per questo diventa cruciale organizzare un valido piano vaccini. Che, al suo interno, dovrebbe comprendere non solo una parte relativa agli accordi commerciali per assicurarsi le giuste quantità del siero. Ma anche una seconda parte, in cui dovrebbero essere spiegate, nel dettaglio, le modalità di trasporto e distribuzione dei vaccini, preferibilmente senza sprecare risorse.
Per ottenere un piano vaccini utile e funzionale sarebbe auspicabile rivolgersi a esperti del settore, ascoltare i loro consigli e metterli in pratica. Il governo giallorosso è sembrato però attratto da ben altro, come ad esempio dal’allestimento delle “primule“, i padiglioni simbolo di rinascita in cui somministrare i vaccini ai pazienti. In ogni caso, l’Oitaf ha inviato al commissario Arcuri un ricco dossier nel quale sono evidenziate, punto per punto, le criticità presenti nel piano italiano. I rischi sono enormi: se l’esecutivo non dovesse risolvere quei problemi, c’è la possibilità che la tanto agognata immunità di gregge entro il prossimo autunno si trasformi in un miraggio.
I punti critici del piano italiano
Il suddetto dossier è stato curato da esperti di cybersecurity nei trasporti, geografia dei servizi, ingegneri specializzati nel trasporto refrigerati e doventi universitari. Costoro hanno fatto luce su diverse criticità presenti nel piano vaccini allestito dall’Italia. Quali sono? Intanto non è stato realizzato un database completo del target di vaccinazione. A seguire troviamo: il dimensionamento delle risorse, la garanzia di integrità dei vaccini, la gestione dei rifiuti speciali e la sicurezza dei sistemi informativi. Procediamo con ordine.
Il governo ha inserito nel proprio piano una tabella inerente alla disponibilità temporale dei sieri. Peccato che non sia aggiornata, visto che – e qui citiamo il dossier – esistono “fondati dubbi che il preparato Astrazeneca, al netto di imprevedibili accelerazioni scientifiche e autorizzative, possa essere realmente disponibile nella quantità e nei tempi previsti”. La stessa tabella evidenzia, tra l’altro, la disponibilità nel primo trimestre del vaccino tedesco Curevac. Un vaccino, tuttavia, che sta iniziando soltanto adesso la fase 2b.
Per quanto riguarda la somministrazione, data la procedura richiesta dal vaccino Pfizer-BioNTech, occorrerebbero uno o più laboratori centralizzati a livello nazionale per simulare ogni fase richiesta. Capitolo trasporti: un conto sono i veicoli adibiti alla consegna delle dosi nei vari hub nazionali, un altro le unità mobili incaricate di consegnare i sieri nel resto del Paese (comprese Rsa e località periferiche). Altro tema rilevante: la raccolta dei dati. Ad oggi non vi è ancora un database unico con tutte le informazioni sanitarie del caso (che esistono ma sono disperse). Di tutto questo, il piano vaccini dell’Italia è sprovvisto. E il tempo stringe.
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