Il futuro del Pd. E del centro sinistra … di Sergio Pizzolante

Angelo Panebianco si occupa questa mattina, sul Corriere, del futuro del Pd con la solita lucidità ed intelligenza.
Per spiegare il momento storico rispolvera le antiche categorie politiche che hanno animato nel passato la sinistra italiana: antagonismo e riformismo.
Sono d’accordo in parte, ma rende l’idea.
In parte perché quelle erano identità forti e più nobili, rispetto ad oggi.
Oggi sono dentro un generico istinto governista e condizionate dal giustizialismo, che ha avuto un ruolo grande sulla nascita e sulla vita di Pds, poi Ds, poi Pd.
Ma per facilità di ragionamento, torniamo alla dicotomia massimalismo e riformismo di Panebianco.
Il professore dice che la situazione attuale ricorda quella del Psi di Nenni nel 48, quando fece l’errore storico di allearsi con il PCI nel Fronte Popolare. Perdendo così il primato a sinistra, sul piano politico, elettorale e culturale.
È quello che può succedere al Pd oggi se la spinta massimalista interna dovesse prevalere a favore di una alleanza strategica con i 5 stelle.
D’accordo con Panebianco.
Anzi, potrebbe anche andargli peggio, rispetto al vecchio Psi di Nenni, che dopo la guerra aveva più voti del PCI e dopo il 48 mai più. Perdendo anche la rappresentanza sociale di Cgil e cooperazione.
Non ci sarebbe più il Pd, per dirla tutta.
La situazione è resa complicata, ancor più, da un dato strutturale, non solo dalle alleanze possibili: può un partito che si dice di sinistra, essere, fra i partiti medio grandi, il meno votato fra gli operai?
Che sinistra è senza operai?
Senza una cultura del lavoro, profonda, radicale, moderna, industrialista, salarista.
Così non c’è sinistra riformista.
Nemmeno sinistra.
Solo massimalismo misto a populismo.
Dove Conte è più forte.
C’è inoltre il fronte Calenda Renzi.
Una insidia non da poco, per il Pd, sul fronte opposto, quello liberal democratico.
E riformista.
Siamo al dunque quindi.
Come mai prima.
Per il Pd “di tutto e di più” il vicolo è cieco.
Quale scatto identitario può aprire strade?
Secondo me c’è solo una strada.
Ma è quella che non percorreranno.
Essere quello che non hanno mai voluto( e saputo) essere, i socialisti, i socialdemocratici, i riformisti europei in Italia.
Opposti ad ogni populismo. Ad iniziare da quello di sinistra. Altro che alleanza con Conte.
Non lo faranno però. Penso.
Hanno contribuito a dannarla quella memoria, come possono farla propria?
Orlando parla della Bad Godesberg ( via dal marxismo) dei socialisti tedeschi e della Epinay di Mitterand( unire tutti su un programma).
Ruba la memoria altrui.
Però va bene, ok, allora la tua Bad Godesberg è solo una: via dal giustizialismo, via dal populismo, via da berlinguerrismo. Dal mito di Berlinguer. Della superiorità morale.
Impossibile mi pare.
C’è spazio però, per una forza riformista, socialdemocratica, ma moderna, con chiara identità, non molto distante da Macron.
Anzi c’è necessità.
C’è una qualche parte di Pd che vede questa cosa?
E, altro dilemma, sul lato opposto, la vede Calenda? Che sta disegnando, dice Panebianco, ed ha ragione, un nuovo partito repubblicano. Un po’ poco.
E Renzi?
E i socialisti qua e là sparsi?
Sono le domande alle quali bisognerà dare risposta. Nel centro sinistra.
Dibattito.
Sergio Pizzolante
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