La riforma del “premierato” è al centro del dibattito politico italiano. L’iniziativa mira a evitare esecutivi tecnici e a rendere più difficile la caduta del governo, ma la sua approvazione rimane una sfida significativa.
Tanto che secondo diversi autorevoli osservatori e costituzionalisti è molto probabile che qualcuno promuoverà il referendum. In quel caso, si tratterà di valutare non solo la qualità della riforma stessa, ma anche la capacità delle forze politiche di evitare di trasformare il referendum in una campagna elettorale travestita, che storicamente – vedi Renzi – non ha portato molta fortuna.
Il rischio che a governare sia una minoranza
In Italia, la bozza che sarà sottoposta all’esame del Consiglio dei ministri, introduce anche un premio di maggioranza che garantirebbe il 55% dei seggi alla coalizione di governo. Tuttavia, sorge il timore che ciò possa consegnare le chiavi del Paese a una minoranza.
Eppure leader come Tony Blair o Angela Merkel hanno governato con successo in condizioni simili. La democrazia rappresentativa spesso si basa sul governo delle minoranze più ampie e capaci di aggregare consensi, piuttosto che su coalizioni eterogenee che rischiano la paralisi e l’immobilismo. Un po’ quello che starebbe puntando di fare la Dc alle prossime elezioni.
La riforma italiana in pillole
Ecco in breve che cosa hanno in mente i nostri vicini.
Elezione diretta del premier: Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità l’elezione diretta del presidente del Consiglio con un testo invariato. La riforma prevede che il presidente del Consiglio sia eletto direttamente dai cittadini per un mandato di cinque anni, eliminando la doppia scheda elettorale (Camera e Senato).
Ruolo del capo dello Stato: La riforma cerca di preservare i poteri del Presidente della Repubblica come figura chiave dell’unità nazionale. Però, ci sono opinioni contrastanti tra i costituzionalisti sulla possibile limitazione del suo ruolo in caso di crisi di governo.
Norma anti-ribaltone: La riforma introduce una “norma anti-ribaltone” che consente al presidente della Repubblica di conferire l’incarico di formare il governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare candidato in collegamento al Presidente eletto. Un aspetto molto discusso è il fatto che nel corso di una legislatura non possano esserci più di due premier.
Premio al 55%: La riforma stabilisce che un premio di maggioranza, assegnato su base nazionale, garantirà il 55% dei seggi alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio. La riforma non specifica la soglia minima necessaria per ottenere il premio.
Addio ai senatori a vita: La riforma prevede la scomparsa degli senatori a vita. Non saranno più nominati nuovi senatori a vita, ma gli ex presidenti della Repubblica continueranno a sedere a Palazzo Madama. La riforma entrerà in vigore nella prossima legislatura, con la possibilità di un referendum confermativo nella primavera 2025.
Restano tuttavia parecchie incognite in un percorso che appare ancora lungo e irto di ostacoli.
Sul Monte Titano riecheggia la voce di Fausta Morganti
A San Marino come noto, non esiste la figura del premier e il Congresso di Stato decide collegialmente.
In passato in tanti hanno proposto di cambiare. E proprio alla luce della discussione che si è accesa nella vicina Italia, in diversi stanno rilanciando la possibilità di prevedere la figura del primo ministro, cambiando magari nel contempo pure la legge elettorale. Chissà. L’obiettivo principale di chi sostiene il premierato è di avere una persona che si possa assumere una responsabilità diretta insieme alla propria squadra, decisioni più rapide e un esecutivo meno ingessato.
Mi piace citare una grandissima donna, la compianta Fausta Morganti, che sull’argomento ebbe modo di intervenire.
Prima di tutto, dovremmo riconoscere che qualsiasi modifica al sistema istituzionale sammarinese richiede un approfondito dibattito e una comprensione delle ragioni storico-politiche che hanno dato forma all’attuale assetto. La nostra comunità è radicata nella “concordia civium”, un concetto che ha diverse sfaccettature nella storia, ma che trova il suo fondamento nella responsabilità di ciascun cittadino nelle decisioni che influenzano la vita di ognuno.
Riconosciamo che negli ultimi anni ci sono state situazioni di abuso e malgoverno all’interno del nostro sistema politico, ma questo non dovrebbe portare a scartare completamente il sistema esistente. Invece, dovremmo cercare di rafforzare e far crescere i valori fondamentali su cui si basa il nostro Stato e di una cultura istituzionale solida.
I tentativi di riforma, specialmente in settori come la pubblica amministrazione e le finanze pubbliche, hanno portato a un aumento dell’autoritarismo e del clientelismo, con lobbies economiche e finanziarie che hanno acquisito un potere immenso. L’idea di un “uomo solo al potere” potrebbe mettere a rischio l’autonomia di San Marino nel mondo globale.
La “concordia civium” non si basa su un singolo leader “autoreferente”, ma piuttosto su un dialogo costante con i cittadini e sulla responsabilità condivisa. Per far crescere questo principio, è essenziale la capacità di sintetizzare e trovare un equilibrio tra le esigenze di tutti.
Il ruolo del Congresso di Stato
Il Congresso di Stato, in particolare, dovrebbe allora incarnare il concetto di collegialità. La sua funzione primaria è quella di garantire il rispetto delle regole condivise e la responsabilità verso il bene comune, senza creare subordinazione ma piuttosto dignità di proposta per ogni cittadino. La posizione di Fausta Morganti, è illuminante. Ella sosteneva che qualsiasi riforma del sistema istituzionale sammarinese dovrebbe essere preceduta da un approfondito dibattito e da una riflessione sui valori fondamentali su cui si basa la Repubblica. Non a caso la Morganti era preoccupata per il rischio che l’introduzione di un primo ministro potesse portare a una diminuzione della partecipazione dei cittadini alla vita politica.
Il dibattito sul “premierato” sammarinese è comunque destinato a continuare.
In un contesto di crescente globalizzazione e cambiamento, è importante che la Repubblica si doti di un sistema istituzionale moderno e in grado di rispondere alle numerose sfide che ci attendono, in primis quella dell’associazione all’Unione Europea. Ma è altresì fondamentale che i cittadini sammarinesi partecipino attivamente al dibattito sul futuro del proprio sistema istituzionale. Solo attraverso un dialogo aperto e costruttivo sarà possibile trovare una soluzione che sia in linea con i valori e le aspirazioni della comunità.
D’altra parte negli ultimi anni abbiamo visto le disastrose conseguenze che ha comportato l’incedere a testa bassa.
David Oddone