Il gioco impazzito dei candidati sindaco … di Sergio Pizzolante

Ho nostalgia di quando, nella Prima Repubblica, il candidato sindaco di Bologna si decideva a Bologna e quello di Rimini a Rimini. Vale per qualsiasi città d’Italia, naturalmente.
Lo schema era chiaro. Si votavano i partiti. I partiti facevano la propria lista. La costruzione della lista era tutto. Una ricerca scientifica di candidati tesa a scegliere i migliori, in ogni ambito sociale. Il capolista era il potenziale candidato sindaco di quel partito. Però doveva prendere più voti degli altri. Logico.
Le liste venivano approvate democraticamente nei partiti.
Alcune volte sul potenziale sindaco c’era una mezza intesa fra i partiti alleati( non esistevano le coalizioni) prima del voto. Ma il voto doveva confermarla.
Il più delle volte le intese si facevano dopo il voto. Sulla base dei risultati. Voti veri sul tavolo.
Quasi mai un partito che perdeva le elezioni poteva rivendicare il sindaco.
Gli equilibri, le intese, si facevano in ambito provinciale. Con qualche, minima, interferenza regionale.
Così i migliori concorrevano, i più forti vincevano. Punto. Direttamente.
Poi, con l’elezione diretta dei sindaci, tutto è diventato telediretto, indiretto. Si sceglie il candidato prima del voto, non si sa da chi. In quale sede, secondo quali calcoli, in base a logiche lontanissime dal territorio, in virtù della appartenenza a correnti o a bande.
L’elettore può solo confermare.
Qualcuno mi deve spiegare se il “popolo” conta di più oggi!
Ricordo le riunioni surreali dei tavoli nazionali ai quali ho partecipato. Dirigenti nazionali che decidono i candidati di Rimini o di Lecce o di Caltanissetta.
Sul sentito dire. Sulla base dell’appartenenza ad una corrente. O peggio.
Ho visto manifesti di candidati sindaci decisi a livello locale, coperti da manifesti di candidati decisi a Roma.
Ho visto di tutto.
Polemiche feroci preventive sui candidati, esercizio primitivo di veti, incrociati.
Un brutto spettacolo. Al quale ho partecipato anche io. A volte. E mi scuso.
Succedeva soprattutto nel centro destra.
Poi il Centro Sinistra si è messo al passo.
Polemiche feroci fuori dalle primarie.
Polemiche ferocissime dentro le primarie.
Mondi che si dividono e non si ricompongono più.
I migliori scappano.
A sinistra almeno, una volta, si decideva tutto sul territorio.
Adesso si fanno i “tavoli” locali, più regionali, più nazionali. Più niente. Per decidere niente.
A Rimini sono stati coinvolti tutti. I locali, Calvano, Bonaccini, Letta, tutti. Per decidere niente.
Mi aspetto che adesso si interpelli il livello europeo, Gentiloni. Magari si arriverà al livello occidentale, Biden.
Vediamo.
Sergio Pizzolante