Prima ha chiesto asilo alla Turchia, poi l’ha attaccata al cuore facendosi esplodere in una delle piazze simbolo di Istanbul.
Nabil Fadli, il kamikaze di piazza Sultanahmet che ieri ha ucciso 10 persone, era un siriano nato in Arabia Saudita di 28 anni. Ma solo una settimana fa, il 5 gennaio, si era rivolto all’ufficio immigrazione per chiedere lo status di rifugiato insieme ad altri quattro uomini.
Per qualche giorno, poi, il giovane era rimasto nell’appartamento fornito come domicilio per la richiesta d’asilo. È proprio grazie alle impronte digitali trovate in casa e fornite con la richiesta d’asilo che gli inquirenti sarebbero riusciti a risalire alla sua identità e ora possono concentrarsi su eventuali complici, forse proprio gli uomini che con lui si erano presentati all’ufficio immigrazione. Il suo nome, comunque, non compariva sulle liste dei sospetti.
Intanto una persona è stata arrestata stanotte per l’attentato di ieri. Secondo i media turchi, sarebbe una donna legata all’Isis coinvolta in un modo non ancora ben precisato nell’organizzazione dell’attacco. Nell’annunciare l’arresto in una conferenza stampa, il ministro dell’Interno, Efkan Ala, non ha invece fornito dettagli sull’identità del sospetto. Il Giornale.it