Il rischio di un ospedale in tilt in questo momento è scongiurato, restano da alleviare i troppi mali che affliggono la nostra economia, la gran parte dei quali non si può dire origini dal solo coronavirus.
Come ha giustamente spiegato il segretario alla Sanità Roberto Ciavatta: “servono alcune centinaia di milioni di euro e chi afferma che una tale cifra possa arrivare dall’oggi al domani sa di affermare il falso”.
Il Segretario ha poi aggiunto che i finanziamenti stanno per arrivare. Una parte di quei fondi – 20 milioni di riserve che San Marino aveva presso il Fmi – è già stata richiamata.
Nel frattempo ai cittadini sono stati chiesti dei sacrifici. Il che era inevitabile vista la situazione non rosea delle casse dello Stato. Ciò su cui si è potuto contare subito sono state le donazioni dei sammarinesi che hanno dimostrato di avere un cuore grande e di condividere il valore della solidarietà. Ma siccome i soldi non crescono sugli alberi e c’è un Paese intero che rischia di uscire in ginocchio dall’emergenza sanitaria, c’è anche chi si sta proponendo per dare un contributo con il proprio lavoro. Parliamo del sammarinese Marino Pelliccioni impegnato nel sociale dal 1975 e che dopo la pensione si è messo al lavoro per provare a dare una mano agli ultimi.
Tutti sanno che egli è costantemente impegnato nella raccolta di oggetti che noi siamo abituati a gettar via e che invece a chi è meno fortunato e abita in Africa fanno un gran comodo. Nel suo laboratorio Marino ripara biciclette, macchine da cucire, carrozzine.
E spesso si arrabbia nel vedere con quanta poca consapevolezza oggetti che potrebbero essere recuperati vengono buttati nella spazzatura. Per aiutare il Paese in questo momento difficile e volendo partecipare alla gara di solidarietà, Marino Pelliccioni si è messo in testa di recuperare il rame che si trova presso Aasp.
“Io nel mio laboratorio – ha spiegato – ripulisco il rame perché il suo valore è più che triplicato e io ci ricavo i soldi per spedire in Congo il materiale che raccolgo.
Dovessi tutte le volte andare al bancomat, non riuscirei a sostenere le spese.
Solidarietà è anche mettere a disposizione il proprio tempo e il proprio lavoro. Per questo ho fatto ad Aasp una proposta che spero venga accolta.
Ci sono una montagna di cavi elettrici nei magazzini di Aasp e so che quel rame viene venduto ad una ditta ad un prezzo piuttosto basso.
Il motivo è che si tratta di rame da ripulire. Io ho detto di essere disposto a pagare il rame quanto lo paga quella ditta e a ripulirlo nel mio laboratorio. Se qualcuno vuole bene che potrà ripartire.