Si rivolge al comitato soprattutto chi ha fallito provando ad aprire un’attività.
A San Marino sempre più persone si trovano in difficoltà economiche, e cercano aiuto. Lo fanno in molti modi: vanno alla Caritas, si rivolgono alle varie associazioni di volontariato, oppure fanno richiesta di ammissione ai programmi di sostegno del fondo straordinario di solidarietà.
Soprattutto quest’ultimo, dopo l’approvazione del relativo decreto delegato il 3 novembre scorso, sembrava poter essere un forte strumento di contrasto e di limitazione di queste problematiche; ma volendo fare un primo bilancio a quasi 5 mesi dalla sua effettiva entrata in vigore bisogna ammettere la presenza di qualche limite strutturale.
In particolare è emersa una certa rigidità nella legge, soprattutto in termini economici: il limite dei 5000€ al reddito familiare pro capite ha di fatto escluso molte persone dalla possibilità di accedere direttamente al fondo, costringendole a rivolgersi ad enti esterni, come le associazioni di volontariato locali.
I fondi previsti dal decreto ci sarebbero (si parla di poco meno di 180.000€ reperiti tra il 3 x 1000 del 2011, 2012 e 2013, e gli introiti per le “multe e per sanzioni pecuniarie amministrative”), ma appare evidente che sia necessaria una fase di riflessione che porti le segreterie di Stato alle finanze ed al lavoro a rivedere alcuni criteri del decreto delegato.
I numeri che emergono dal comitato gestore del fondo parlano di una quarantina di richieste pervenute fino a questo momento, solamente una decina delle quali, per differenti motivi, ha ricevuto attualmente una risposta positiva.
Appare evidente come un’accurata analisi dei criteri di legge sia obbligatoria (i controlli sull’autocertificazione ne sono un esempio), e questo porta necessariamente ad un prolungamento dei tempi d’attesa.
Rimane il fatto che troppo poche persone che ne avrebbero bisogno ricevono un aiuto materiale.
Interessante notare anche la casistica delle persone che si rivolgono al comitato: oltre ai classici casi in cui un genitore single si trova con uno o più figli a carico e fatica ad arrivare alla fine del mese, si registrano molte richieste di aiuto da parte di soggetti che hanno tentato di mettere in piedi un’attività economica e che ora, dopo il fallimento della stessa, si ritrovano con nulla nelle mani e con la necessità di provvedere a se stessi e alla propria famiglia.
Il messaggio che arriva dal basso è forte e chiaro, ed è sempre lo stesso: la gente chiede di poter lavorare. Certamente la congiuntura economica non aiuta, ma un forte investimento sull’occupazione sembra essere l’unica soluzione percorribile per risolvere in modo definitivo il problema.
Il segretario di Stato al lavoro Iro Belluzzi, interpellato in merito alle attività del fondo straordinario di solidarietà, ha dichiarato che “se il problema è legato alla soglia del reddito familiare pro capite se ne potrà certamente discutere con il comitato di gestione. La volontà che sta dietro al decreto delegato è quella di creare un network, assieme alle varie associazioni del volontariato, che copra a 360° le esigenze di chi è in difficoltà. Proprio in merito a ciò ricordo che è stato siglato un accordo con il fondo servizi sociali che permette l’accesso alla mensa a tutti i componenti del nucleo familiare del soggetto a cui è stata approvata la richiesta di ammissione ai programmi di sostegno”.
Lorenzo Ercolani, La Tribuna