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“Se una persona diventa solo un simbolo, e viene detenuto simbolicamente perché è famosa in quanto vicepresidente del Parlamento europeo, allora non ha alcun senso”. Lo ha detto l’avvocato di Eva Kaili, Sven Mary, al termine dell’udienza per il riesame della custodia cautelare della politica greca, evidenziando che “oggi non esiste alcun rischio di distruzione delle prove, né di collusione”. “Abbiamo chiesto la scarcerazione della signora Kaili con condizioni e, se non sarà accettata, abbiamo chiesto la sorveglianza ai domiciliari”, ha aggiunto.
“Le condizioni di detenzione di Eva Kaili sono difficili, il suo posto non è il carcere di Haren, deve stare a casa con la figlia di ventiquattro mesi”. Lo ha detto l’avvocato Sven Mary parlando con la stampa a margine dell’udienza sul riesame della custodia cautelare dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo in carcere dal 9 dicembre scorso nell’ambito del Qatargate. “Chiederemo la scarcerazione oppure che venga disposto per lei un regime di sorveglianza elettronica”, ha aggiunto.
La squadra legale dell’eurodeputato Marc Tarabella, arrestato sabato scorso nell’ambito dell’inchiesta Qatargate, ha proposto intanto un’istanza di ricusazione nei confronti del giudice istruttore Michael Claise “per legittimo sospetto”. Lo annuncia l’avvocato Maxim Toeller prima dell’inizio dell’udienza per la convalida della detenzione del politico belga. “Secondo il codice giudiziario, ‘ogni giudice può essere impugnato se vi è un legittimo sospetto’. E sospetti legittimi ci sono: a più riprese abbiamo potuto interrogarci sul rispetto della presunzione di innocenza”, evidenzia il legale. “Con il signor Tarabella, che ha preso la parola, abbiamo contestato ancora una volta completamente le accuse a suo carico e continueremo a farlo. Ha ripetuto di essere innocente e ha argomentato le sue motivazioni. Abbiamo avuto accesso ai documenti e secondo noi non giustificano la detenzione preventiva. Per questo chiediamo la sua liberazione pura e semplice“. Lo ha detto l’avvocato dell’eurodeputato belga, Maxim Toller, al termine dell’udienza per la convalida della custodia cautelare. “Ci sembra che ci sia stato un buon ascolto” da parte dei giudici “e la decisione arriverà nella serata di oggi”, ha fatto sapere. “In questa inchiesta abbiamo l’impressione che la detenzione preventiva sia usata per fare pressione” sugli indagati e “per ottenere qualcosa” da coloro che “ricorrono allo statuto di pentito, privando altri in particolare di vedere i loro figli. Davanti a un’inchiesta che rileva un attacco alla democrazia è necessario ricorrere a un’applicazione rigorosa della legge”. Lo ha detto Maxim Toeller, l’avvocato dell’eurodeputato Marc Tarabella, al termine dell’udienza per la convalida della custodia nell’ambito del Qatargate. “Abbiamo avanzato la richiesta di ricusazione perché riteniamo che la presunzione di innocenza sia stata violata”.
“Ho potuto accedere al dossier” dell’inchiesta sul Qatargate “e posso dire che ci sono altri elementi che non escono, e che le fughe di notizie sulla stampa sono state manifestamente orientate. Me ne rammarico profondamente, perché è un attacco alla presunzione di innocenza”. Così Maxim Toeller, avvocato dell’eurodeputato belga Marc Tarabella, al termine dell’udienza per la convalida della custodia cautelare al Palais de Justice di Bruxelles. “Le fughe di notizie” emerse nel corso della maxi-inchiesta belga “sono assolutamente scioccanti” e “sono state sistematicamente orientate” perché le informazioni “vengono rivelate” solo quando sono “contro” agli indagati “e non quando sono a favore”, ha attaccato il legale, riferendo di perquisizioni “senza esito positivo”, ovvero senza il rinvenimento di prove a carico di Tarabella, mai pubblicate sulla stampa.
Le udienze previste oggi alla Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles per la convalida della custodia cautelare di Eva Kaili, Marc Tarabella e Antonio Panzeri nell’ambito del Qatargate sono state quindi sospese in attesa del sostituto di Claise. “Claise oggi non può essere presente perché c’è una richiesta di ricusazione e – ha spiegato Sven Mary – significa che il giudice non può più svolgere la sua funzione fino a quando la Corte d’appello non si esprimerà sulla richiesta o egli stesso deciderà di lasciare il caso”.
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