Il M5S perde altri pezzi, lascia pure la Aiello: “Non mi rappresenta più”

Il mese di settembre si annunciava particolarmente difficile per il M5S. La possibile batosta alle Regionali e il successo tutt’altro che scontato al referendum su un tema molto caro ai pentastellati, quello della riduzione del numero dei parlamentari, fanno presagire un futuro incerto per i grillini.

Ancora prima del doppio appuntamento elettorale, ecco che un altro imprevisto scossone fa traballare Grillo, Crimi e Di Maio. La deputata Piera Aiello lascia il gruppo pentastellato. “Mi dimetto dal Movimento 5 Stelle, che non mi rappresenta più e continuo la mia attività di parlamentare”, annuncia la parlamentare attraverso un lunghissimo messaggio. “Sono stata eletta il 4 marzo 2018 nel collegio uninominale in provincia di Trapani-Marsala con quasi 80 mila voti, di cui 25mila nominali”, ha spiegato la Aiello. Quest’ultima, per motivare la sua decisione, ha reso pubblico un fatto molto personale: “Ho deciso così di rimettere in discussione la mia vita, tenuta segreta dal lontano 30 luglio 1991, in quanto testimone di giustizia. Quando mi è stata chiesta la disponibilità alla mia candidatura, ho intravisto la possibilità di portare la mia esperienza di testimone in un’aula parlamentare dove poter esporre le problematiche dei testimoni, dei collaboratori di giustizia e degli imprenditori vittima di racket e di usura”.

“Dopo la mia elezione- ha aggiunto- sono entrata a far parte della Commissione Giustizia e della Commissione Parlamentare Antimafia, dove ho messo in chiaro di non volermi candidare per nessun posto apicale, ma di voler portare un sano contributo in difesa delle suddette categorie, spesso, per non dire sempre, abbandonate negli anni dai governi di turno. Affermo ciò perchè nella mia trentennale lotta alla mafia tante promesse sono state fatte, e non mantenute, il che ha peggiorato sempre più la condizione di testimoni, collaboratori e imprenditori, quindi dell’intero popolo italiano, cui è stata soffocata la voce per aver avuto voglia affermare la verità e la giustizia”.

La Aiello ha spiegato di essere avvicinata al M5s “per le sue idee innovative” e la voglia di cambiamento. Ma oggi la situazione è cambiata radicalmente. “Se ad oggi mi trovo a scrivere tutto ciò- ha sottolineato la Aiello- è perché in due anni, di questi ideali non ho visto attuare neanche l’ombra”. Da qui il motivo del suo addio a Movimento. La Aiello non accetta che il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, decida tutto senza, in pratica, ascoltare le proposte dei deputati. “È sempre il ministro a decidere tutto e sicuramente non in autonomia, poiché il 90% degli emendamenti portati in commissione e poi in aula vengono bocciati e spesso senza alcuna motivazione valida”, ha specificato la deputata che, però, ha ammesso che,a che graziem al M5s, sono state state fatte leggi importanti come lo “Spazza corrotti”, il “416-ter”, la “riforma della prescrizione”, l’inserimento del “Troyan” come strumento per le intercettazioni. Ma tutto, secondo il suo giudizio, è reso vano “nel momento in cui vengono mandati agli arresti domiciliari ergastolani del 41bis tramite una semplice circolare concordata con gli organi del Dap e il ministro Bonafede. La suddetta circolare manda infatti agli arresti domiciliari pericolosi criminali, che hanno ucciso anche bambini, solo perché ammalati e ultra settantenni. Non nego il diritto sacrosanto alla salute, ma così come è stata applicata la legge riguardo l’ormai defunto boss corleonese Totò Riina, curato fino all’ultimo giorno in carcere, così doveva e deve avvenire per tutti gli altri boss mafiosi, altrimenti dov’è il diritto dell’essere uguali di fronte alla legge che tanto viene evidenziato nelle aule dei tribunali?”.

Per questo la Aiello si chiede come può un cittadino “fidarsi dello Stato se viene messa in pericolo in primis la propria sicurezza? I testimoni e i collaboratori che hanno contribuito al loro arresto come possono avere certezze di sicurezza? E chi vuole iniziare questo percorso di legalità come può davvero affidarsi allo Stato, se quest’ultimo non dimostra stabilità rendendo effettiva la pena di persone che hanno ancora le mani sporche di sangue?”. La deputata ex M5s poi svela che anche il M5s, alla fine, non disdegna di usare metodi che dice di combattere: “Nella stessa commissione Giustizia alcuni dei componenti sono stati “inseriti” e con incarichi importanti e di responsabilità, non per meriti o per competenze, tanto meno perché addetti ai lavori, ma solo perché uomini del ministro o affini”.

La Aiello, poi, si sofferma sulle realtà dei testimoni e collaboratori di giustizia e ricorda che“il nostro sistema di protezione, sulla carta, è uno dei migliori esistenti al mondo, ribadisco sulla carta, perché molto spesso viene disatteso modificando e subordinando la vita dei protetti e dei familiari agli interessi economici dello Stato”. “I testimoni e i collaboratori sono delle semplici pedine lasciate allo sbando senza alcun supporto psicologico”, denuncia la Aiello. La deputata rimarca precisa che tutte le problematiche che ha elencato “sono state puntualmente da me portate a conoscenza degli organi competenti, che ad oggi hanno audito alcuni di questi soggetti, senza risolvere nulla”.

In considerazione di ciò, la Aiello non nasconde “l’amarezza per tutto il lavoro che ho fatto, non solo in questi due anni da deputato ma anche negli anni quale semplice testimone di giustizia, lavoro vanificato da persone che non solo non si sono mai occupate di antimafia con la formazione adeguata, ma che non hanno ascoltato il mio urlo di dolore che non è altro che la voce di migliaia di persone che non hanno modo di farsi ascoltare e che io mi pregio di rappresentare”. La ormai ex esponente del M5s ricorda di essere stata additata come “rompicoglioni” “solo perché difendo a spada tratta i diritti di chi come me è stato “spremuto come un limone” da organi dello Stato e abbandonato. Sono fiera di essere così come vengo definita, specialmente da colui che per primo mi ha chiamata così, perché ho avuto la certezza che in questa specifica commissione, dove si decide della vita e della morte delle persone, vengono nominati personaggi che non avrebbero mai avuto il coraggio denunciare neanche un semplice furto di galline e nonostante ciò hanno l’arroganza di non ascoltare chi per anni ha vissuto in un sistema di protezione a dir poco surreale”.

Infine la Aiello sottolinea di avere un preciso dovere verso i ragazzi delle scuole ai quali parla di “Verità, Giustizia e Legalità” invitandoli a non scendere mai a compromessi, di non chiedere raccomandazioni, di essere se stessi e di guadagnare e raggiungere gli obiettivi prefissati in base al merito.

“È anche per loro- ha aggiunto in tono polemico- che non posso restare in un Movimento che per anni ha ripetuto i concetti di: Onestà, Meritocrazia e Giustizia ma che alla prova dei fatti è sceso a compromessi, ha costruito cordate, ha attribuito incarichi delicati a individui privi della formazione necessaria per gestire attività vitali per la nostra Repubblica”. “Se come mi diceva “Zio Paolo” (Borsellino): “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”, ebbene ho la netta sensazione che non è la guerra quella che il Movimento ha fatto in questi due anni”, ha spiegato ancora la Aiello che ci tiene a sgombrare il campo da ogni dubbio sulla sua scelta. “Faccio presente – annota la deputata – di essere in regola con le restituzioni e con la rendicontazione che il Movimento ha richiesto ai portavoce, soprattutto non sento in alcun modo di tradire i miei elettori i quali mi hanno conferito l’onore e l’onere di essere eletta alla Camera dei deputati sotto il simbolo del Movimento”.



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