‘Il mago’, Tóibín racconta Thomas Mann

(ANSA) – ROMA, 04 MAR – COLM TÓIBÍN, ‘IL MAGO’ (EINAUDI, PP.
    512 , EURO 24)
Ha iniziato nel 2005, Colm Tóibín, a fare ricerche per scrivere ‘Il mago’, un romanzo su Thomas Mann. Tóibín ha letto volumi,
visitato le case in cui ha vissuto lo scrittore tedesco. Per
dare energia alla pagina, renderla naturale e accattivante, si è
affidato ai dialoghi, e li ha costruiti tenendo a mente gli
insegnamenti di stile di Hemingway. Tóibín non è nuovo a
operazioni di questo tipo. Prima di gettarsi a capofitto nel
mondo e nei pensieri di Thomas Mann, aveva esplorato la vita di
un altro gigante della letteratura: Henry James, il padre del
romanzo psicologico. L’anno era il 2004 e il libro s’intitolava ‘The Master’, biografia romanzata che indagava l’aspetto più
intimo dell’autore di ‘Ritratto di signora’. ‘Il mago’, quindi,
si può inquadrare in un ampio progetto che mette al centro ‘le
persone’, con il loro bagaglio di tormenti, passioni
inconfessabili, fragilità. ‘Il mago’ ripercorre l’intera
esistenza di Mann e svela dettagli della sua vita sessuale:
l’omosessualità vissuta da Mann in segreto, celata dietro un
matrimonio e sei figli avuti dalla moglie Katia. ‘Nel 1912,
quando uscì “La morte a Venezia”, nessuno immaginava che si
basasse sui desideri reali, gli episodi reali di un viaggio a
Venezia che lui e la moglie avevano fatto l’anno precedente’,
scrive Tóibín nell’introduzione. Incontriamo un Mann sedicenne
teneramente innamorato di un coetaneo di nome Armin Martens, un
caro amico con cui trascorreva molto tempo. Mann scrive per
Martens poesie ispirate. Martens però lo esorta a mettere via ‘quella roba’ perché ‘non vuole rovinarsi la reputazione’. Parla
a Thomas con tono perentorio, infastidito dalla tenerezza
dell’amico. Il romanticismo del giovane Thomas è gelidamente
rispedito al mittente da Martens. Il giovane Mann scrive versi,
vuole dedicarsi alla letteratura a tempo pieno invece la
famiglia non lo prende sul serio. Non va bene a scuola e per
evitare che scaldi il banco la madre lo manda a lavorare in una
compagnia di assicurazioni. Mann si sente un poeta della
tradizione di Goethe e Heine e vorrebbe intraprendere una
carriera letteraria. Il fratello, anch’egli letterato, lo
stronca con giudizi severi, considera i suoi versi ‘effeminati e
sentimentali’. La madre ritiene che Thomas non abbia il talento
per applicarsi proprio in niente e gli consiglia di restare con
i piedi per terra. Thomas è timido, introverso non ha la
spavalderia del fratello Heinrich. Andare al lavoro gli fa
paura. Non sopporta di fare l’impiegato. In ufficio scrive
racconti e viene buttato fuori perché invece di svolgere il
proprio dovere si dedica alla scrittura. Tra i capitoli più
interessanti de ‘Il mago’ c’è quello ambientato a Lugano, quando
Mann è in esilio in Svizzera. Mann è preoccupato: ha lasciato a
Monaco i diari, in una cassaforte. Diari chiusi a chiave perché
in essi appunta sogni erotici, fantasie tabù. Teme che quelle
carte possano rovinarlo. Sui quaderni Thomas Mann annota
emozioni, impulsi, desideri, cose di cui si vergogna. Parla
dell’attrazione che sente verso Klaus Heuser, un giovanotto
conosciuto nell’estate del 1927 durante una vacanza all’isola di
Sylt, nel Mare del Nord, dove era andato con i figli e la
moglie. Mann, malgrado le ansie, riesce a recuperare i diari e
medita di gettarli nel fuoco per non lasciarne traccia. Alla
fine, i diari di Thomas Mann non vennero dati tutti alle fiamme
e sono arrivati fino a noi; diari privi di autocensure; e
proprio come il romanzo di Tóibín, mettono a nudo il ‘maestro’,
lo rendono certo non un angelo, agli occhi dei lettori.
    Dopotutto, come affermava la poetessa premio Nobel Szymborska,
la letteratura nasce proprio da ‘assai imperfetti mortali’.
    (ANSA).
   


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