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  • Il morbillo torna a fare paura. Epidemia partita da tre campi rom. Allarme in Emilia e Lombardia, oltre sessanta i contagi

    campi-romDai campi nomadi di Milano alle corsie degli ospedali emiliani: un’epidemia di morbillo ha attraversato il Po, contagiando almeno 67 persone fino allo scorso aprile. Il collegamento è una nuova variante del genotipo B3 del virus del morbillo, già identificata in Spagna, Germania, Regno Unito, Romania, e «probabilmente introdotta in Italia da un caso importato», scrive Antonietta Filia, reparto di Malattie infettive del centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità, che sul portale EpiCentro segnala la pubblicazione, sulla rivista Eurosurveillance, di un articolo che descrive l’epidemia.
    È cominciata a novembre 2015, contagiando 40 rom e tre immigrati in tre campi nomadi di Milano: quasi tutti bambini, l’età mediana è di 4 anni, ben 39 ne hanno meno di 16. Soltanto uno dei 43 era vaccinato. In Emilia il contagio si è diffuso negli ospedali, da Parma dov’è stato ricoverato un paziente che lavorava vicino a uno dei campi milanesi: nella città ducale si sono ammalati in 17, tra i 22 e i 49 anni; ben sette erano operatori sanitari. E nessuno era vaccinato. A Piacenza, il virus è arrivato attraverso un dipendente ospedaliero: altri 7 contagiati dai 35 ai 68 anni, 4 operatori sanitari e due loro familiari. L’epidemia dimostra (casomai ce ne fosse bisogno, e ce n’è viste le campagne del movimento antivaccini) che il morbillo è una malattia seria: ci sono state complicazioni gravi, più tra medici e infermieri che tra rom. Nove casi di polmonite (per 3 degenerata in insufficienza respiratoria acuta), 7 di diarrea, 5 epatiti, 3 cheratocongiuntiviti, due otiti, una pericardite, una trombocitopenia e una sindrome di Guillain-Barré (paralisi). Più di un ammalato su tre è stato ricoverato.

    Ed «è probabile che non tutti i casi siano stati rilevati dal sistema di sorveglianza». Le autorità sanitarie hanno sparso l’allerta tra medici e ospedali; nei campi tutti i minorenni sono stati invitati alla profilassi e 52 persone sono state vaccinate, in Emilia in 17 hanno ricevuto il vaccino. L’Italia, ricorda l’Iss, è uno dei 18 Stati europei che non hanno debellato il morbillo: servirebbe una copertura altissima, sopra al 95% della popolazione vaccinata. Nel 2015, l’89,5% dei bambini lombardi e l’88,3% di quelli emiliani aveva ricevuto la prima dose di Mpr, la «trivalente» morbillo-parotite-rosolia che si fa entro i due anni; per la seconda, tra i 5 e i 6 anni, le due regioni sono arrivate al 91%. Sopra la media nazionale, non abbastanza.
    Oltre alle campagne di routine, aggiungono dall’Istituto, «è necessario migliorare le coperture in alcuni gruppi». Sicuramente rom e sinti, popolazione «hard to reach», difficile da raggiungere. Ma anche i più raggiungibili di tutti, i sanitari: la trasmissione in ospedale «ha assunto un ruolo di primo piano nell’epidemiologia» del morbillo, «soprattutto nei Paesi industrializzati». Il Resto del Carlino