Il no al maggioritario tenta i partiti

Il padre del maggioritario (Mattarella) potrebbe essere chiamato a dare dal Colle la benedizione al ritorno al proporzionale. Il dossier legge elettorale irrompe, archiviata la partita per il Quirinale, nell’agenda dei partiti. E provoca scosse nel governo Draghi.
La spinta per una modifica dell’attuale sistema elettorale Rosatellum (misto proporzionale-maggioritario) è forte. I tempi potrebbero essere ristretti. Elemento che impone un accordo ampio tra le forze politiche. Per ora c’è una discussione aperta (sui giornali) e un testo depositato in commissione Affari costituzionale alla Camera dei Deputati, frutto di un accordo tra Pd e M5s.

Il primo passaggio sarà, comunque, la modifica dei regolamenti parlamentari alla luce del taglio di deputati e senatori. Si parte dal modello tedesco: proporzionale con sbarramento al 5% e diritto di tribuna ai partiti che non superano la soglia.
Lo scontro è tra chi spinge per il ritorno al proporzionale e chi vorrebbe un sistema maggioritario. Sulla carta il fronte dei proporzionalisti arruola Pd, M5S, Leu e Coraggio Italia.

Il segretario del Pd Enrico Letta, inizialmente, era favorevole al maggioritario. La svolta è arrivata all’indomani dell’elezione del capo dello Stato. Il Pd apre ufficialmente al proporzionale e punta a una soglia di sbarramento alta. Il capogruppo al Senato Simona Malpezzi mette agli atti la posizione dei dem: «C’è la volontà di lavorare insieme a partire dalle regole, con la modifica dei regolamenti e della legge elettorale. Stiamo provando a tenere insieme mondi diversi che possono costruire un’idealità comune e governare insieme».

Anche il numero due del Nazareno si sbilancia: «Io penso che il sistema proporzionale possa, meglio di altri, contribuire a ricostruire il sistema dei partiti che è fondamentale» commenta Giuseppe Provenzano. I primi due nodi da sciogliere: soglia e preferenze. Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci del Pd e primo cittadino di Pesaro, chiede la reintroduzione delle preferenze con l’alternanza uomo-donna. Su questa richiesta c’è una resistenza forte nei Cinque stelle: Giuseppe Conte e Luigi di Maio sono entrambi favorevoli al ritorno al proporzionale. Ma entrambi dicono no alle preferenze. D’altronde, è un sistema elettorale che penalizza molto i Cinque stelle. I centristi, che vanno dall’Udc a Coraggio Italia, hanno le idee chiare: proporzionale e preferenze. Matteo Renzi, inizialmente d’accordo su un sistema misto, non si sbilancia. Iv frena: «Legge elettorale non è una priorità». Renzi vuole vedere le carte.

Discussione in evoluzione nel centrodestra. Meloni, Salvini e Berlusconi hanno blindato il maggioritario. Ma ora lo strappo sul Colle apre nuove scenari. In Fi cresce la spinta per un sistema proporzionale. Ma il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè avverte: «Sulla legge elettorale bisogna intervenire non tanto sul modello maggioritario che rimane il faro del prossimo futuro, bensì sulla necessità di vincolare i parlamentari a un patto di lealtà con gli elettori per evitare trasformismi e ingovernabilità».
La Lega prova a buttare la palla in tribuna: «Non è una priorità». Salvini è per il maggioritario. Ma è chiaro che, dopo gli ultimi sviluppi, possa essere tentato da un’apertura verso il proporzionale. Chi resta ferma sulla posizione del maggioritario è Giorgia Meloni che avverte: col proporzionale alleanze prima del voto. E rilancia la proposta per l’introduzione dell’elezione diretta del presidente della Repubblica.


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