Il pasticcio del 110%. Pericoloso. … di Sergio Pizzolante

Hanno fatto un gran pasticcio. Fermare un treno in corsa non è mai facile. Fermarlo con l’inganno e’ però troppo facile. Ma pericoloso. Partiamo da un punto per me chiaro: il 110 è un errore concettuale. Non puoi togliere la concorrenza dal mercato, non puoi creare una convenienza reciproca, complicità, fra chi vende e chi compra, non puoi regolare il mercato con il tetto ai prezzi e ai compensi, perché quei tetti, presto, diventano base. Ma la legge non l’ho fatta io. E nemmeno le famiglie e le imprese. L’ha fatta il Governo italiano. Anzi, tre Governi italiani. Fra chi l’ha fatta e chi l’ha confermata. Io scrissi una analisi per il presidente di Enea e per il Presidente della Commissione Finanze della Camera. Per dir loro che era un errore. Le cose che ho scritto sopra. Si lavorava già( anche la mia azienda) con i precedenti incentivi che raggiungevano un massimo dell’85% per il sisma. Erano sufficienti. Bisognava solo dare stabilità. Mi dissero che erano d’accordo, ma il Governo no. Di più, c’era, prima, un meccanismo prezioso. Le banche erano escluse, per non creare moneta fiscale. I crediti potevano essere monetizzati solo dentro la rete delle aziende coinvolte nel singolo lavoro. Un processo industriale virtuoso. Poi fu il Governo a introdurre le banche. Che hanno fatto irruzione sul mercato con grandi campagne pubblicitarie e, in non pochi casi, facendo addirittura concorrenza alle imprese con funzioni di General Contractor. Entrando nei processi industriali, per fare un lavoro non loro. Grandi campagne e pochi fondi. Poi nessun fondo. Ad iniziare dalla Cassa Depositi e Prestiti. Quindi dallo Stato. Con un paradosso incredibile. Le aziende si sono trovate in pancia carta straccia. Milioni, decine di milioni di crediti, senza valore. Perché le banche e lo Stato si sono ritirati dopo aver, loro, promosso meccanismi illogici e sbagliati. Un capolavoro, lo Stato spende 55 miliardi e decine di migliaia di imprese rischiano il fallimento. Quindi, va bene tutto, si fa per dire, ma il Governo non ci faccia la morale. E non ce la facciano i ministri che hanno promosso e votato e poi rivotato un provvedimento utile ma imperfetto perché ridondante e concettualmente sbagliato. E, aggiungo, al danno la beffa. Le uniche aziende che hanno continuato a comprare il credito, dopo la chiusura di Cdp e banche sono state le aziende di Stato. Le aziende dello Stato. A costi abnormi per le imprese private e le famiglie. Incredibile. Quindi non ci facciano la morale. Il 90% va bene. Ma è necessario un periodo, anche breve, di transizione. Non si può dire per i progetti deliberati ieri. Perché, visto anche le lungaggini degli uffici pubblici e la complessità e la farraginosità delle regole, molteplici e incerte, ci sono assemblee, ad esempio, di condominio, convocate ieri per fine anno, con lavori e costi già sostenuti l’altro ieri. Su, un minimo di competenza, di giustizia, di merito, è richiesta al governo del merito. Un minimo.