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Stefano Bonaccini sarà presidente del Pd? È questo il quesito che, a meno di 48 ore dall’inizio dell’assemblea nazionale che consacrerà Elly Schlein segretaria, tiene sulle spine tutto il partito.
La strada che conduce Bonaccini verso la presidenza sembra spianata, ma la conferma arriverà solo la videoconferenza tra i due esponenti democratici che si terrà al termine dei funerali del senatore Bruno Astorre. Elly Schlein ha già anticipato che “ci sarà un ruolo” per Bonaccini. “Gli ho fatto una proposta di massima condivisione e nell’interesse del partito”, ha assicurato la neosegretaria. Difficile, anzi quasi impossibile, che il presidente dell’Emilia-Romagna diventi il suo vice e, pertanto, il ruolo di presidente è quello che sembra più idoneo per lui. “Difficile che Stefano accetti di essere vice qualcosa”, rivela all’Agi un esponente dem di primo piano. Da un lato la carica di presidente del Pd è prestigiosa, ma imbriglia Bonaccini che, ricoprendo un ruolo di garanzia, non potrà esprimere liberamente le proprie idee e fare da “contraltare” alla nuova segretaria. I sostenitori di Bonaccini, però, rimangono perplessi perché attribuire la presidenza a Bonaccini vorrebbe dire negare la possibilità agli esponenti riformisti di entrare in segreteria e così di condizionare la gestione del Pd. In aggiunta o in alternativa, secondo i bonacciniani, sarebbe più opportuno ottenere anche la presidenza di un gruppo parlamentare.
La Schlein non ha intenzione di deviare dal percorso indicato, “unità, ma nella chiarezza della linea politica” e, difficilmente, vorrà contrattare i posti della segreteria con la minoranza interna né intende confermare le due capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. La segretaria non gode del sostegno della maggioranza dei parlamentari e, quindi, è meglio che a guidare i gruppi siano due suoi fedelissimi. Ed è dai gruppi parlamentari che la Schlein intende portare avanti quell’opposizione durissima che ha promessa durante la campagna congressuale e di cui si sono già visti degli assaggi. Anzitutto la richiesta di dimissioni per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che la Schlein ha avanzato in Commissioni Affari Costituzionali e, infine, l’intervento di Peppe Provenzano alla Camera dove ha accusato il governo di essere responsabile di “strage colposa”. Al netto di queste osservazioni, “Schlein e Bonaccini si conoscono da tempo, hanno lavorato fianco a fianco e non ragionano con le logiche delle correnti contrapposte”, garantisce un dirigente del Pd.
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