Il pdl che modifica l’importo degli assegni familiari potrebbe ingenerare iniquità di trattamento.
Gli aumenti degli assegni familiari sono troppo esigui (il 5% in 4 anni), e a poco servono le rassicurazioni del Segretario Podeschi secondo cui le modifiche di fruizione degli assegni integrativi assorbiranno questa mancanza: proprio gli assegni integrativi, infatti, creano le maggiori perplessità! Gli scaglioni individuati sono troppo bassi, e si rischia che possa rientrarvi solo chi, non essendo lavoratore subordinato, non ha redditi accertabili. Per esempio molti politici alle ultime elezioni hanno dichiarato di vivere con poche migliaia di euro l’anno. Con dichiarazioni simili godrebbero degli assegni integrativi, mentre la gente comune, una famiglia con due genitori operai in fabbrica e due figli a carico, rischiano di non entrarci! Oltre al danno, la beffa!
Ci pare inoltre indecente introdurre “corsie preferenziali” per gli asili nido privati, quando si stabilisce che solo le rette per questi asili possono essere detraibili dal computo del reddito familiare (e non le rette degli asili pubblici), o che solo chi manda i suoi figli all’asilo nido privato possa godere di maggiorazioni degli assegni familiari.
Inoltre gli scaglioni, se introducono qualche miglioramento per le famiglie a reddito basso (inferiore ai 6500 euro pro-capite annuo, cifra al di sotto della soglia di povertà), peggiorano le condizioni per chi ha redditi appena superiori, tanto che precedentemente chi aveva un reddito tra i 6500 e i 7500 euro all’anno godeva di assegni integrativi pari al 50%, ora riceverà solo un misero 30%.
È inoltre inaccettabile la norma per cui i figli che studino in scuole superiori o università, non debbano essere maggiormente aiutati se vivono in una famiglia monoparentale!
Infine, secondo noi per i figli con meno di 36 mesi deve essere corrisposto un assegno maggiorato sia che frequentino, sia che non frequentino un asilo nido, mentre il pdl del governo limita questa norma ai soli bambini che frequentano (ancora una volta) nido privati. È evidente che questa pdl vuole favorire chi non vive di lavoro subordinato e può giocare sul suo reddito per rientrare nel primo scaglione a scapito degli altri, chi alimenta il mercato degli asili privati, e infine il fortunato (che abbia già un nome?) che verrà assunto nella PA grazie alla legge.
Condividiamo perciò alcune osservazioni del sindacato, e facciamo qualche significativa aggiunta: 1) aumentare le percentuali di rivalutazione degli assegni, eliminando dai possibili fruitori i percipienti di redditi alti. 2) rendere detraibili dal computo del reddito familiare anche le rette per asili nido pubblici. 3) ampliare significativamente le fasce di reddito, e prevedere assegni integrativi per i soli lavoratori subordinati in attesa di un meccanismo di accertamento dei redditi per le altre categorie. 4) aumentare l’assegno in caso di bambini con età inferiore ai 36 mesi a prescindere dalla loro frequenza di asili nido, privati o pubblici.
Queste richieste ci paiono economicamente sostenibili se indirizzate ai soli cittadini il cui reddito sia accertabile, come indicato dalla legge di iniziativa popolare presentata da R&T più di un anno fa, che il precedente governo non ha discusso e l’attuale ignora.
SU si era battuta, nel precedente governo, per attuare una riforma degli assegni familiari in linea con detta proposta di legge popolare, certamente più tutelante per le famiglie che vivono di lavoro subordinato, e solo la resistenza di alcun alleati di allora, e la caduta del governo, hanno impedito una sua approvazione (il cui progetto era già ad un buon punto di elaborazione). Chiediamo che il governo in carica non voglia fingere di non vedere le situazioni di disagio in cui versano tante famiglie sammarinesi per fare l’interesse di alcune categorie affini, e per favorire alcune attività non certo sussidiarie, ma in competizione con i doveri sociali dello Stato. Gruppo lavoro di SU
