IL PEDOFILO VIAGGIA SU INTERNET, ADESCATI E INDOTTI A TRASMETTERE FOTO RIPRODUCENTI PARTI INTIME PIÙ DI 14 ADOLESCENTI, TRA CUI ANCHE ALCUNI INFRAQUATTORDICENNI.
È questo l’inquietante scenario che i Carabinieri della Stazione di Bellaria Igea Marina, collaborati dai colleghi del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rimini, hanno delineato a conclusione di circa un anno di indagini condotte a carico di un trentenne riminese. Nel marzo del 2013, infatti, i genitori di un minore si recavano presso la Stazione CC di Bellaria Igea Marina denunciando la circostanza che sull’utenza cellulare del figlio quattordicenne giungevano, mediante il suo profilo Facebook, numerosi ed espliciti messaggi da parte di uomo sconosciuto con chiari riferimenti di natura sessuale. Le dettagliate e precise indicazioni raccolte dai militari dell’Arma inducevano la Procura Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Bologna, che ha coordinato le indagini, a emettere a carico dell’uomo un decreto di perquisizione domiciliare, nel corso della quale era possibile porre in sequestro un computer e alcuni telefoni cellulari, successivamente sottoposti a un’accurata analisi da parte di un consulente tecnico nominato d’ufficio dal P.M.. Proprio l’analisi del materiale in sequestro consentiva di svelare un inquietante scenario. Migliaia i fotogrammi e le chat a sfondo sessuale che vedevano protagonisti minori di tutta Italia, in particolare venivano identificati quattordicenni residenti nelle province di Brindisi, Rimini, Catania, Palermo, Forlì-Cesena, Pavia e Lecce, tutti adescati in maniera subdola mediante Facebook e Whatsapp. L’uomo, carpita la loro fiducia con rapporti meramente epistolari intrattenute mediante chat, li sollecitava, anche mediante corrispettivo, ad inviargli foto e filmati ritraenti loro parti intime nonché in molti casi a realizzarli mentre compivano veri e propri atti sessuali in cambio di ricariche telefoniche, profumi, capi di abbigliamento firmati e facendo subdolamente passare il tutto come un gioco tra amici “fraterni”. Inoltre, una volta acquisito tale materiale pedopornografico, e, dunque, ottenuta la disponibilità dei minori coinvolti, li incalzava con pressanti richieste finalizzate a ottenere incontri di persona finalizzati all’unico e manifestato scopo di compiere atti sessuali. Tutti i minori, compiutamente identificati e localizzati dai Carabinieri, venivano ascoltati alla presenza di un esperto psicologo e con tutte le garanzie di Legge, e tutti confermavano l’inquietante scenario emerso dall’analisi dei supporti informatici sequestrati all’indagato, che veniva tratto in arresto all’alba di oggi e dovrà rispondere dei reati di: atti sessuali con minori di anni 14 (art. 614/quater), detenzione di materiale pedopornografico relativo a minori di anni 18 (art. 600/quater), prostituzione minorile (art. 600/bis) e adescamento di minori mediante l’utilizzo di social network (art. 609/undicies). Il provvedimento cautelare veniva emesso dal Tribunale di Lecce, in ottemperanza a quanto disposto dal codice di procedura penale che incardina la competenza nel distretto di Corte di Appello ove si sono verificate le condotte-reato più gravi. Provvedimento che evidenzia particolari elementi di novità tra cui il recepimento del recente orientamento della Corte di Cassazione che considera sussistente il reato di atti sessuali anche quando tra la vittima e l’agente non c’è contatto fisico, ritenendo soddisfatto comunque il raggiungimento del soddisfacimento sessuale dell’autore anche in modo virtuale o mediante video-chat, nonché la contestazione dell’imputazione dell’adescamento di minori mediante l’utilizzo di social network (art. 609/undicies). Proprio quest’ultima, infatti, ha costituito l’innovazione, forse più evidente, realizzata dalla Legge 1 ottobre 2012, n. 172, perseguendo penalmente ogni comportamento volto a carpire la fiducia del minore degli anni sedici, finalizzato alla commissione di reati di pedofilia e di pedopornografia, nonché alla riduzione in schiavitù dello stesso. Si tratta di una norma che viene introdotta sulla scorta della Raccomandazione del Parlamento Europeo al Consiglio ed agli Stati membri sulla lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini ed alla pornografia infantile del 3 febbraio 2009 della Convenzione di Lazaronte promossa dal Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, nonché di precedenti legislazioni estere.
L’attività evidenzia ancora una volta i rischi a cui spesso sono esposti i minori nell’utilizzo autonomo di internet, soprattutto dopo l’ampia diffusione degli smart-phone, che consentono la possibilità di interagire con tutti i social network in qualunque posto e a qualunque orario, molto spesso in assenza di un controllo diretto dei proprio genitori.
L’Arma dei Carabinieri di Rimini, da sempre impegnata nella sensibilizzazione, soprattutto dei più giovani, con incontri tematici nelle scuole della provincia, sensibilizza i più grandi a non sottovalutare questi rischi, esercitando il più possibile adeguato controllo in particolar modo sulle chat e a riguardo rimanda all’area tematica presente sul sito www.carabinieri.it per approfondire l’argomento e recepire ulteriori e preziosi consigli.