Il Ppe dà l’ok a Berlusconi in campo. Il Cavaliere incassa l’investitura dal presidente Daul. In attesa della Corte Ue

Roma – Berlusconi aspetta e spera. Nei suoi pensieri, non da oggi, c’è la sentenza della Corte di Strasburgo.

Ma oggi il verdetto avrebbe delle conseguenze particolarmente pesanti per il futuro della coalizione. Se gli eurogiudici dovessero esprimersi entro l’estate Berlusconi potrebbe rompere gli indugi e ricandidarsi. Un’ipotesi che farebbe piacere anche al presidente del Partito popolare europeo Joseph Daul, proprio ieri a cena dal Cavaliere a palazzo Grazioli. Il capo del Ppe, nelle ultime ore, è stato tranchant: con la Lega di Salvini non si può fare un’alleanza. Daul, in un’intervista al Corriere, ha stroncato il leader del Carroccio: «La Lega di Salvini non è quella di Bossi. Salvini è un populista e antieuropeo. Desidero un centrodestra forte e unito ma non con Salvini come leader».

Concetto, questo, condiviso dall’ex premier che ha più volte lamentato la lentezza con cui gli eurogiudici si stanno muovendo sul suo caso. Se la Corte di Strasburgo dovesse bocciare la legge Severino, lui potrebbe ricandidarsi come leader di Forza Italia e potenziale guida della coalizione del centrodestra. Posto che una legge che regolamenta le primarie non c’è e – presumibilmente – non ci sarà, c’è la possibilità di una sana competizione tra alleati. Se tutto andasse per il verso giusto in materia di legge elettorale, alle prossime elezioni si voterà con il proporzionale. A quel punto ogni partito correrebbe con le proprie bandiere, seppur in coalizione. Ad oggi tutti i sondaggi danno appaiati Lega e Forza Italia attorno al 12 per cento. Se poi Berlusconi dovesse scendere in campo a tutti gli effetti, la sua presenza varrebbe almeno un 5 per cento in più. Ecco che Forza Italia tornerebbe legittimamente a guidare l’alleanza, frenando le spinte antieuropeiste e populiste del Carroccio. Ecco il piano di Berlusconi la cui riuscita, tuttavia, non dipende da lui ma dai giudici di Strasburgo.