Il Referendum sull’Associazione UE deve essere ammesso, come è stato ammesso quello sull’adesione alla UE. E’ un precedente e a San Marino, a differenza dell’Italia, vale come legge … di Marco Severini

San Marino non è la Repubblica delle scuse. È la Repubblica dei cittadini. E i cittadini hanno un diritto – non una concessione, ma un diritto – a decidere.

Ecco perché il referendum sull’Accordo di associazione con l’Unione Europea, presentato dal comitato Capifamiglia, deve essere ammesso. Non si tratta di un favore né di un’eccezione, ma della conseguenza naturale della nostra stessa storia giuridica e istituzionale.

C’è infatti un precedente che brucia nelle mani di quei politici che oggi cercano cavilli per dire “no”: il referendum sull’adesione all’Unione Europea del 2013. Quella consultazione fu dichiarata ammissibile dal Collegio dei Garanti addirittura dopo l’approvazione della legge sui referendum. Non parliamo quindi di un vuoto normativo, ma di un atto compiuto alla luce della disciplina vigente.

La differenza tra allora e oggi qual è? Nessuna, se non la paura politica. Nel 2013 si chiese al popolo se voleva l’adesione all’UE, quando ancora non esisteva alcun trattato da ratificare. Oggi abbiamo un testo firmato, ma non ratificato: la situazione è perfino più chiara. E allora perché mai si dovrebbe negare l’ammissibilità?

Non si scappa: la pronuncia dei Garanti è un precedente e nel nostro ordinamento, a differenza di quello italiano, il precedente vale come legge. Non possono i Garanti della Costituzionalità delle norme pronunciarsi in un modo nel 2013 e oggi pronunciarsi in maniera opposta, senza cadere nella più totale incoerenza giuridica e istituzionale.

Chi cerca di dire il contrario, brandendo la scusa della “libera circolazione delle persone” o di altri divieti, dimentica che nel 2013 quella stessa materia era implicita nell’adesione all’UE e non costituì alcun ostacolo. Oggi brandirebbe solo un pretesto politico mascherato da diritto.

San Marino è la Repubblica dei cittadini. E se la politica ha paura del voto popolare, allora sarà la politica a doversi vergognare, non il popolo. Perché i cittadini hanno il diritto – sancito dalle leggi e dai precedenti – di essere chiamati ad esprimersi.

In caso contrario, c’è un giudice sopra ogni potere: la CEDU, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, di cui San Marino fa parte da tempo. E là, davanti all’Europa, non basteranno più le scuse o i cavilli a cui si vogliono attaccare i politici.

Marco Severini – direttore GiornaleSM

Nel sistema sammarinese, a differenza di quello italiano, le decisioni del Collegio dei Garanti della Costituzionalità delle Norme hanno efficacia vincolante ed erga omnes, assumendo valore normativo e integrativo dell’ordinamento. Pertanto, la pronuncia del 2013 che dichiarò ammissibile il referendum sull’adesione all’Unione Europea costituisce un precedente obbligatorio, che non può essere disatteso in casi analoghi senza violare il principio di coerenza dell’ordinamento e la certezza del diritto.

Ai sensi dell’art. 16 della Legge Qualificata 29 maggio 2013 n.1 e dell’art. 16 della Legge Qualificata 25 maggio 1979 n.59 (Dichiarazione dei Diritti), le decisioni del Collegio dei Garanti della Costituzionalità delle Norme hanno efficacia vincolante ed erga omnes. Ne consegue che la pronuncia del 2013, con cui fu dichiarato ammissibile il referendum sull’adesione all’Unione Europea, costituisce un precedente obbligatorio nell’ordinamento sammarinese: non è suscettibile di essere disatteso in casi analoghi senza ledere il principio di certezza del diritto e la coerenza normativa del sistema.