Il riconoscimento di San Marino della Palestina? Un applauso alla pace e un cazzotto alla tregua: genialata buonista che inasprisce la guerra … di Enrico Lazzari

Immaginate un pompiere che, per spegnere un incendio, versa un barile di benzina sulle fiamme, gridando: “Tranquilli, non è acqua ma è liquido come l’acqua e lo faccio per il vostro bene!”. Ecco, questo è il ritratto di certi governi – sì, anche il vostro, cari sammarinesi – che, con la bava alla bocca da paladini della giustizia, hanno deciso di riconoscere uno Stato palestinese “virtuale”, come se un simile atto potesse avere l’impatto di un post su Instagram.

Il risultato? Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, ieri all’Onu, ve l’ha cantata chiara: questa genialata ha rafforzato e dato coraggio ad Hamas (che vi ricordo è sì il governo di Gaza, ma è anche inserita nell’elenco delle organizzazioni terroristiche) e ha mandato a picco ogni speranza di tregua e di accordo sugli ostaggi. E San Marino, con il suo balletto da moralisti in pantofole e vestaglia di seta, è finito dritto nella lista dei pompieri con l’accendino in mano.

Enrico Lazzari

Non sto parlando, notate bene, del buonismo della zia Maria che accende lumini per la pace mondiale. Quello a mio parere è folklore, al massimo mi può fa ridere. Qui il problema sono i governi che si ubriacano di retorica moralista, convinti che basti sventolare una bandiera arcobaleno per fermare le bombe. Riconoscere uno Stato palestinese senza un accordo, senza disarmare Hamas, è come consegnare un fiammifero a un piromane in un deposito di dinamite.

E indovinate chi ringrazia? Hamas, ovviamente, che brinda con i suoi razzi, i suoi tunnel e la sua propaganda jihadista, mentre il cessate il fuoco diventa un sogno da ubriachi e gli ostaggi, quando sopravvivono agli stenti o ai loro aguzzini, marciscono nelle gabbie di Gaza.

Sa’ar, ieri, dall’autorevole pulpito delle Nazioni Unite, non ha usato mezze misure: “Questi Paesi devono comprendere le conseguenze delle loro azioni”. Tradotto per i meno svegli: il vostro fervorino da boy scout non ha portato la pace, ma ha dato una pacca sulla spalla a chi la pace la usa come un bersaglio al tiro a segno. “Ho avvertito che riconoscere uno Stato palestinese virtuale avrebbe distrutto ogni possibilità di accordo. È esattamente ciò che è accaduto”, ha detto. E ha ragione: il vostro applauso da stadio ha fatto più danni di un missile fuori controllo.

Cari sammarinesi, io non sono uno di voi, e lo sapete. Vi guardo da oltre confine, con un misto di sgomento e, talvolta la voglia – metaforicamente, s’intende! – di prendervi a schiaffi. La vostra neutralità, che dovrebbe essere un bisturi affilato, è diventata una sfilata di moda per chierichetti con la sindrome dell’eroe. La politica estera, cari Consiglieri, non è un karaoke dove si canta Imagine dei Beatles per sentirsi il cuore leggero. È un campo minato, dove ogni passo falso costa vite. 

Il vostro passo falso? Un capolavoro: volevate fare i Gandhi del Titano, e invece avete servito un assist su un piatto d’argento a chi spara razzi e sogna il martirio più della cancellazione di Israele. Il paradosso è questo: le buone intenzioni, quando sono guidate da un cervello in modalità screensaver, finiscono per ingrassare il mostro che giurano di combattere. Riconoscere oggi la Palestina, in questo contesto, non è come accendere la candela di zia Maria, ma è come dare una bistecca a un lupo affamato sperando irrazionalmente che diventi vegano. 

Sa’ar l’ha previsto, l’ha urlato, e ora eccoci qui: più sangue, più tensione, meno speranza, soprattutto per il popolo palestinese, affamato dalla guerra e martirizzato dal suo “governo” terrorista e, presto, esiliato dalla sua terra, magari per far posto al “parco giochi” per milionari sognato da Donald Trump.

Complimenti, signori del Consiglio Grande e Generale, avete trasformato un gesto nobile in un boomerang che ha colpito tutti, tranne i vostri ego.

E allora, amici del Titano, un consiglio da chi vi osserva senza il filtro della bandiera bianco-azzurra: la prossima volta che vi prende la fregola di salvare il Medio Oriente, fate un respiro profondo e contate fino a cento. Non perché la pace non sia un’idea carina, ma perché a volte, inseguendola con gli occhi a cuoricino, si finisce per aprire la porta a un inferno che non perdona.

Enrico Lazzari

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