«Chi ha paura del differente da sé probabilmente sta reprimendo molto dentro di sé, incasellato dentro concetti inculcati (quelli sì!) e soprattutto si erge a soggetto che riconosce diritti solo a qualcuno e non ad altri, i quali hanno pensieri, inclinazioni, scelte diverse.
Pensate a rispettare gli altri, prima di giudicare!»
Come non essere d’accordo con questa affermazione di Mimma Zavoli? Soprattutto oggi, dopo avere letto la terribile notizia dell’assassinio di Charlie Kirk perché l’omicida non condivideva le sue convinzioni, ma soprattutto in presenza della squallida demonizzazione del suo pensiero, in cui la sinistra cerca di dare una immagine di Charlie, tale da giustificarne l’uccisione, perché, già, non tutti hanno gli stessi diritti (come ci fa capire il matematico di turno, Odifreddi: «sparare a Martin Luther King e sparare a un rappresentante Maga non è la stessa cosa»).
Forse bisogna spiegare ai commentatori del post di Mimma Zavoli che il primo suggerimento per ogni lettore, con o senza valigia, è quello proprio di LEGGERE le frasi complete e non usare come frullatore il cervello che prende a caso alcune parole e le accosta arbitrariamente (come tale Fulvia Toccaceli che così commenta: «GRAZIE MIMMA, noi siamo rimaste inorridite!! Essere paragonate ai pedofili. È horror puro. Se volevano un confronto bastava chiedere quel giorno alle letture a Torraccia, a noi lettrici o ai ragazzi dell’associazione 121.
Invece, hanno preso nota delle nostre letture x poi creare questo vile articoletto» o come ancora Vanessa Muratori riprende, secondo l’abitudine inveterata di quel taglia e incolla che non si preoccupa di verificare il contenuto riportato: «L’accostamento fra il pedofilo e il pomeriggio di lettura fa rabbrividire, grazie Mimma, posso condividere?» [n.b.: mi sono permesso delle correzioni elementari]).
E forse un altro suggerimento all’ineffabile Giovanni Giardi, che così scrive: «Grazie Mimma, queste presunzioni di certezze assolute hanno provocato nel mondo persecuzioni e tragedie. Riaffiorano negli stati in cui sono negate altre libertà». Queste «certezze assolute» di cui sono accusati coloro che argomentano diversamente da lui mi pare alberghino continuamente nei commenti dello stesso. È un tipico caso di transfert [In psicologia, specialmente in psicoanalisi, il transfert è il processo inconscio attraverso cui una persona proietta su un’altra persona (…) sentimenti, schemi di pensiero e aspettative che appartengono a relazioni significative del proprio passato, in particolare quelle infantili, come quelle con i genitori. Questo spostamento di sentimenti può essere positivo, come affetto e ammirazione, o negativo, come rabbia e diffidenza. (Wikipedia)]
Nel Comunicato stampa dell’Associazione 121 si legge: «Le storie proposte, appositamente pensate per l’infanzia, parlano di amore, accoglienza e unicità, contribuendo a costruire fin da piccoli una cultura dell’empatia e della non discriminazione. Sono storie che rispecchiano la realtà. Una realtà in cui esistono tante forme di famiglia – comprese quelle con due mamme o due papà – e offre a queste famiglie la possibilità di sentirsi finalmente accolte e visibili proprio attraverso le parole dei racconti.»
Liberi tutti di pensarla come si vuole, ma la famiglia non è quella con due mamme o due papà, e nemmeno quella col nonno e un cane o come si vuole darla ad intendere. Abbiamo il diritto di pensare che la famiglia sia quella realtà formata da un uomo e da una donna uniti in matrimonio capace di generare ed educare i figli.
Abbiamo imparato ad ascoltare chi si esprime correttamente, fornendo le ragioni di ciò che afferma, e cerchiamo, a nostra volta, di dare ragioni di quello che ci sta a cuore, senza temere il confronto. Anche quando si è trattato di esprimere posizioni diverse sull’aborto e sulla proposta di Referendum. Non ci siamo mai tirati indietro nel cercare incontri, né abbiamo accampato scuse di ambienti non utilizzabili per il malfunzionamento dell’impianto di condizionamento, così da mettere in sordina il confronto che si era iniziato in televisione. Addirittura, prima delle elezioni politiche in Repubblica il Coordinamento delle Aggregazioni laicali ha offerto a tutti i partiti il proprio contributo di pensiero per quanto riguarda il servizio al bene comune. A me che scrivo risulta che solo due partiti hanno accettato un confronto e un dibattito.
L’Antica Terra della libertà cresce nel confronto e nel rispetto (che non fa dire all’avversario cose mai dette) e può mostrare al mondo intero che si può collaborare, senza prevaricazioni, soprattutto senza prevaricazioni sulla pelle dei bambini. «I bimbi sono MOLTO più intelligenti di noi adulti, non fanno distinzioni, non etichettano, non ghettizzano; se lo fanno è perché GLI ADULTI di riferimento li portano a fare». Ci credo, sono molto più intelligenti di quegli adulti che usano del loro potere per quella che Papa Francesco chiama «colonizzazione ideologica»: «Oggi ai bambini – ai bambini! – a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere. E perché insegnano questo? … Sono le colonizzazioni ideologiche… E questo è terribile. Parlando con Papa Benedetto…, mi diceva: “Santità, questa è l’epoca del peccato contro Dio Creatore!”» e Papa Francesco continua: «le colonizzazioni ideologiche e culturali guardano soltanto il presente, rinnegano il passato e non guardano il futuro: vivono nel momento, non nel tempo, e per questo non possono prometterci niente». E «con questo atteggiamento di fare tutti uguali e cancellare le differenze commettono, fanno il peccato bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore». Perciò, ha ricordato Francesco, «ogni volta che arriva una colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la creazione come l’ha fatta lui».
Ripeto, in questa Antica Terra della libertà abbiamo il diritto (che per me è anche dovere) di esprimere con chiarezza queste considerazioni, e il rispetto non significa imposizione del silenzio! Non a caso abbiamo ascoltato che «la verità vi farà liberi», ed anche quanto ci ha ricordato il Nunzio nella bella festa di San Marino: «il motto della Repubblica è composto da una sola parola: Libertas. Questa parola, tanto cara a noi cristiani e alla civiltà giudeo-cristiana, ci fa ricordare una espressione in latino attribuita a Sant’Agostino che dice: “In necessariis Unitas, in dubiis Libertas, in omnibus Caritas”. Tradotta in italiano significa: “Unità nelle cose necessarie, libertà nelle cose dubbie, carità in tutte le cose”. Questa espressione sottolinea l’importanza di trovare coesione sui principi fondamentali, concedere spazio alle opinioni diverse quando non vi è certezza, e mantenere sempre un atteggiamento di amore e comprensione verso gli altri.»
don Gabriele Mangiarotti