Il senso politico del Centro … di Sergio Pizzolante

Il senso politico del Centro
Perché sulla necessità del Centro ha ragione Panebianco, perché queste elezioni politiche sono una occasione, perché possono diventare una occasione perduta.
Nel suo splendido articolo per il Corriere Panebianco spiega che avere un Centro politico organizzato, moderato e pragmatismo, è una esigenza fondamentale della democrazia, prima che della politica.
Dove si svuota il Centro si perde la democrazia.
Quando si corre verso le estreme, vince l’estremismo e perde la ragione.
Da Weimar al Cile è sempre stato così.
In Italia da 30 anni è quasi sempre stato, più o meno così.
Perché l’Italia è il Paese del più o meno.
Che alcune volte ci condanna e alcune volte ci salva.
Però comunque, è del tutto evidente, che l’Italia senza Centro, non è stata governata, è quasi sempre stata ingovernabile.
Perché le grida spagnolesche, estreme, delle campagne elettorali, gli uni contro gli altri armati, sono sempre atterrate sulla realtà del governo, senza i mezzi politici, culturali, intellettuali per governare, degli urlatori di professione.
Mezzi che abbiamo preso, troppo spesso, in prestito dai tecnici.
Dai governi tecnici.
È arrivato il momento di prenderne atto.
È arrivato il momento? Può essere.
C’è molta gente che non vuole saperne di votare a destra, questa destra, o a sinistra, questa sinistra. Perché? Lo spiega bene Panebianco.
A destra sono troppo alti i rischi di una collocazione internazionale sbagliata. Che dopo la guerra in Ucraina diventa orrenda.
La Meloni rassicura, e va bene, ma il sovranismo, il nazionalismo, ci può portare ad un scontro con l’Europa con esiti drammatici per noi che abbiamo bisogno della interconnessione, non del contrario.
Il contrario è isolamento, debolezza, miseria.
A sinistra convivono governismo, estremismo, velleitarismo sociale ed ambientale.
Cioè Franceschini, ministro a vita, con Articolo1, Fratoianni, i Verdi antindustriali.
E soprattutto, soprattutto, quello che Panebianco chiama criptò-grillismo, che è anche all’interno del Pd: dosi non banali di moralismo, giustizialismo, pretesa superiorità morale, velleitarismo ambientalista, umori antimpresa.
C’è poi la copertura data alla componente politicizzata della magistratura e alle componenti più statiche e conservatrici della burocrazia. Dagli apparati statali alla scuola.
Che è motivo di paralisi della democrazia e del governo delle dinamiche pubbliche.
Di condizionamento dei processi politici ed economici. Di limitazione degli spazi di libertà. Politica ed economica.
I sondaggi dicono che un Centro organizzato e armato di spirito pragmatico, sull’asse Calenda, Renzi, Bonino, sino a Toti, passando per Carfagna ed altri potrebbe arrivare al 10/ 15 per cento.
Sarebbe una novità rilevante.
Per il riequilibrio democratico. Per tagliare le spinte estreme. Per riempire il vuoto.
Per imporre ciò che è ragionevole in un mondo sempre più irragionevole.
Cosa?
Una politica energetica che non ha paura di rigassificatori e trivelle. Anzi.
Una politica estera saldamente filo occidentale, europea, a sostegno dell’Ucraina, anti Putin.
Più lavoro meno assistenza: salvo casi estremi, il reddito di cittadinanza dato alle imprese che assumono e fanno lavorare le persone, non il contrario, insieme alla detassazione totale del lavoro che produce più produttività.
Meno tasse per le imprese che investono e assumono.
Far lavorare di più gli insegnanti con stipendi europei, molto più alti.
Riequilibrio dei poteri: esecutivo, legislativo, giudiziario.
Riportando la magistratura politicizzata a fare il mestiere della magistratura, autonoma, indipendentemente, non più supplente, non più potere politico reale, sostitutivo di Parlamento e governo.
Questo dovrebbe essere il ruolo di un Centro, moderato, pragmatico, garantista, europeo.
Autonomo nella proposta politico programmatica. Pronto ad allearsi poi.
Sulla base di un programma di governo condiviso. Chiaro. Possibile.
Con questa legge elettorale e con 400 parlamentari in meno, difficilmente ci sarà un vincitore autonomo, con un Centro forte.
Ce la faranno i nostri eroi?
Non lo so. Ho molti dubbi. Le occasioni si possono perdere.
Troppi personalismi, troppo ego, poca visione d’insieme. Per alcuni.
Però mi piacerebbe.
Molto.