Filippo Saltamartini è il sindaco-poliziotto di Cingoli (è presidente onorario del Sindaco di Polizia, il Sap, e da vent’anni ai vertici dell’associazione di volontariato “Vittime del dovere”), che qualche minuto prima dell’arrivo di Sergio Mattarella a Camerino ha lasciato polemicamente la sede del Rettorato.
Racconta: «Speravo di poter parlare due minuti con il Capo dello Stato per rappresentare la situazione drammatica del paese di cui sono primo cittadino. Non hanno dato neppure voce al mio collega di Camerino, ma solo al sindaco di Macerata: se il protocollo è cosi rigido, mi chiedo allora che utilità abbiano questi incontri e soprattutto che ne è del rispetto dell’articolo 114 della Costituzione, quello sulla pari dignità tra Stato e Comuni».
Pane al pane, hanno insegnato a Saltamartini in tanti anni di carriera nelle Questure di mezza Italia. Poi ha lasciato con il grado di vice questore aggiunto per amore della politica: senatore della Repubblica per il Pdl. Dal 2009 è sindaco di un paese di 11mila abitanti nel cuore manifatturiero delle Marche: «Una impresa ogni cinque abitanti», diceva lui fino a qualche tempo fa, con un orgoglio che ora si è trasformato in angoscia. Cingoli è nel cratere marchigiano, tra Macerata, Visso, Ussita e Santangelo sul Nera. «Finora – racconta Saltamartini – abbiamo rimesso in piedi torri civiche, ospedali e campanili sempre da soli. La Protezione civile? Mai vista. Abbiamo avuto 2.500 abitazioni danneggiate, ma gli esperti hanno svolto soltanto un centinaio di verifiche. Poi, dal 23 dicembre, sono spariti».
Il cuore del problema è la zona industriale di Moscosi, 30 piccole aziende con 300 dipendenti. Non lontano c’è la diga sul fiume Musone, la più grande del Centro Italia. Dopo le scosse del 26 e 30 ottobre uno dei piloni del viadotto lungo l’invaso, già lesionato, ha ceduto. Isolando la zona industriale e costringendo operai, imprenditori e soprattutto i fornitori a un giro tortuoso per raggiungere il polo produttivo. Saltamartini lancia, inascoltato, ripetuti e pressanti Sos: «Ho incontrato un paio di volte Vasco Errani: ma la diarchia con la Protezione civile di Fabrizio Curcio crea enormi problemi di comunicazione. Non si capisce chi faccia cosa. Invece che rapporti biunivoci, si tratta di comunicazioni unilaterali. A Cingoli si fa produzione, si contribuisce al Pil nazionale, ma a nessuno sembra importare granché».
Il sindaco, di concerto con altri quattro primi cittadini marchigiani, ha inviato una petizione ai presidenti di Camera e Senato chiedendo di essere ascoltati dalle commissioni competenti (Ambiente alla Camera e Affari costituzionali al Senato) in sede di conversione in legge del decreto sul terremoto. I sindaci avevano delle proposte da avanzare, ma per tutta risposta è arrivato l’invito a un concerto che si sarebbe tenuto a Montecitorio: «Ci vogliono alle cerimonie in abito blu e fascia tricolore», si sfoga Saltamartini. E conclude: «Non vogliono rendersi conto che il 65% dei danni dei terremoto del 26 e 30 ottobre è in provincia di Macerata. Di più: i due miliardi di splafonamento concessi da Bruxelles alle zone terremotate, il governo li ha dirottati per coprire i costi dei bonus fiscali a favore delle ristrutturazioni edilizie. Qui servono immediatamente 60 miliardi, ma nessuno ha idea di come e dove si possano recuperare». Il sole 24 ore