IL VEGLIONE DI SANT’AGATA-
Alle ore 23, minuto più minuto meno, terminava fra gli applausi scroscianti la recita della commedia che ha sostituito alla fine degli anni 50 l’operetta, quando dagli addetti venivano smontate a tempo di record le poltrone della platea e che venivano poi depositate sotto il porticato di Piazza Sant’Agata. Contemporaneamente il gestore del bar con i suoi dipendenti predisponevano i tavolini sul palcoscenico che venivano prenotati anzitempo. Chi aveva deciso di restare al Veglione, in attesa dell’inizio delle danze o consumava nel palco ciò che si era portato da casa nella così detta “psaciola” oppure si recava al Bolognese o al Garibaldi, due noti ristoranti a pochi passi dal Teatro, dove il menù fisso per quell’ora era un buon piatto di cappelletti in brodo preparati dalla signora Nina o dalla Rita, ed una fetta di girello d’arrosto. Poi finalmente alle 24 circa l’orchestra, sistemati gli strumenti, iniziava a suonare aprendo così le danze. Casadei o Gualdi o Fenati sempre accompagnato dalla cantante Germana Caroli erano le orchestre più gettonate fra quelle che venivano chiamate a quei tempi sul Titano per tali appuntamenti danzanti Valzer ,polke, cha cha cha, sambe e mambi con gli immancabili trenini allietavano gran parte della nottata ,ritmi che poi ad una certa ora lasciavano il posto ai così detti lenti, che esaltavano le doti dei “birri“ sempre a caccia di un’avventura o con giovani ragazze meglio se avvenenti signore. Le danze continuavano sino all’alba, e spesso l’orchestra era costretta a chiedere gentilmente agli ultimi irriducibili ed instancabili ballerini di andare a casa a dormire. Non era esluso all’uscita trovare la sorpresa della neve che metteva a dura prova le scarpette delle signore che avevano i capelli cosparsi di coriandoli. Oggi anche il Veglione di Sant’Agata non c’è più. Da quando il Teatro Titano è stato rimodernato e il Veglione di Sant’Agata non più organizzato questi vive ancora nei ricordi di una certa generazione con tanta nostalgia.(p.F.)