Luigi Console: “All’esecutivo manca capacità di sintesi e coraggio, l’opposizione è incapace di imprimere una scossa” 20/01/2012
“Restiamo fermi, immobili e silenti in attesa che avvenga il miracolo per uscire dal labirinto che l’esecutivo si è costruito e del quale ha perso la mappa”
Siamo entrati nell’anno nuovo portandoci dietro una situazione molto delicata. La mancanza di vedute chiare per affrontare la crisi ha messo in ginocchio parte dell’economia e messo in evidenza l’esistenza di una frattura fra il paese, il governo e le varie attività economiche che operano sul territorio. Restiamo fermi, immobili e silenti in attesa che avvenga il miracolo per uscire dal labirinto che l’esecutivo si è costruito e del quale ha perso la mappa. Sappiamo che occorre ricostruire un clima di fiducia e trovare le risorse finanziarie per avviare la ripresa produttiva. All’orizzonte i sacrifici annunciati si concretizzano nell’addizionale sui redditi certi e nella patrimoniale sulla casa, cioè dove è più facile fare cassa, mentre alcune categorie ben note stanno a guardare in attesa che il governo partorisca la riforma fiscale. Ci troviamo di fronte ad un esecutivo che vive un periodo pieno di perplessità per mancanza di sintesi e coraggio nel adottare qualsiasi iniziativa. Molti attendono la ripresa di un’opposizione vera per smuovere l’esecutivo da una forma di inerzia agghiacciante ed inconcludente nella gestione della cosa pubblica. Abbiamo l’impressione che tutto l’ambiente, politico e sociale, non abbia ancora capito che la crisi non è temporanea, che urge svegliarci, tutti, perché rischiamo di precipitare in una situazione ancora peggiore. Non è allarmismo, né terrorismo, ma tutti gli indicatori prevedono un peggioramento dei ritmi di crescita, mentre l’inflazione continuerà a rodere pensioni, salari e stipendi medi. Si ha la sensazione che il paese non abbia ancora percepito l’entità della crisi anche perché dal potere politico giungono messaggi altalenanti e poco chiari. Far ripartire la locomotiva economica per invertire una tendenza negativa e dare prospettive positive, deve essere l’obiettivo primario del momento. Non siamo abituati a dettare l’agenda di lavoro del governo, ma chi ha un pizzico di lucidità sa che è necessario ridurre la spesa pubblica, unico modo per mettere in sicurezza il bilancio. E per ridurre la spesa pubblica occorre smantellare le posizioni di privilegio. Compiti difficili che per essere fatti necessitano di una classe politica capace. Su questo fronte si tratta di tracciare (o riprendere) alcuni percorsi lasciati cadere dal solito virus della diffidenza, caratteristica che si alimenta per l’incapacità di essere leali con se stessi. Il crollo dell’unificazione socialista, la delusione di molti simpatizzanti, il passo falso compiuto per eccessivo protagonismo, rinvia, o non completa, un’operazione che al paese serviva per un reale dimagrimento del sistema partitico. Unire tutte le forze di sinistra avrebbe determinato un vero salto verso una democrazia compiuta, perché, questo è il dilemma, a destra la svolta al momento opportuno ci sarà. Non si realizzerà però in forma liberatrice e portatrice di una economia liberale, ma di un falso liberalismo e di una politica sociale del “vogliamoci bene”. Non si vede all’orizzonte un progetto ambizioso o un’accelerazione per la semplificazione dell’apparato statale, anche se ufficialmente è stata votata una riforma della P.A.. Si ha la sensazione che tutto ciò che viene scritto scivoli sulle spalle dei protagonisti, senza alcuna preoccupazione, adottando il detto “A da passà a nuttata”. Riannodare i fili dei vari settori che tengono in piedi l’economia, riaffermare il ruolo dello Stato come attore primario nella conduzione della politica economica, la necessità di aprire nuovi percorsi onde evitare la stagnazione della produzione, resta il motivo conduttore per contrastare il fenomeno di una crisi che ribadiamo non sarà facile domare. In questo quadro c’è anche spazio per il rispetto di una tradizione millenaria, di una politica estera attiva e propositiva, di una partecipazione più attiva delle forze per evitare zone di opacità esistenti e consistenti. Gli interessi o il “particulare” di guicciardiana memoria, va sempre tenuto presente. (Luigi Console)