Si fanno crociate, addirittura a colpi di petizione, contro la CSU, che quotidianamente svolge il suo ruolo di tutela dei lavoratori, mentre i veri problemi nella lotta al lavoro nero sono ben altri!
16 luglio 2009 – La CSU respinge con determinazione le accuse che sono alla base della incredibile iniziativa assunta dal quotidiano l´”Informazione”, che ha pubblicato una “petizione” contro lo stesso Sindacato, accusato di avere un “comportamento di inerzia” nei confronti del lavoro nero. Questa accusa è falsa e strumentale, poiché la CSU quotidianamente fa il suo lavoro di tutela dei lavoratori e di denuncia del lavoro nero presso gli organismi preposti. La “petizione” si basa su tre casi su cui è bene fare chiarezza.
Caso dipendente Marcucci. La lavoratrice si è rivolta al Sindacato per segnalare il suo problema e la CSU le ha illustrato la procedura per trattare questi casi, assucurandole il supporto necessario per avviare una vertenza presso gli Uffici preposti, lasciando alla stessa lavoratrice la decisione sulla strada da intraprendere. Ma la lavoratrice non ha dato nessun incarico al Sindacato. Se ci ripensa, siamo prontissimi ad avviare le iniziative necessarie. Che senso ha allora puntare il dito contro il sindacato? Il nostro mestiere è difendere i lavoratori, avanzando denunce nelle sedi opportune, e non cercando a tutti costi il clamore mediatico.
Caso Valdiviezo. Riguarda un contenzioso di lavoro poi sfociato in una causa legale. Il Sindacato come prassi cerca di risolvere tali controversie – proprio nell´interesse dei lavoratori – in primo luogo in sede conciliativa; in quel caso, il Sindacato non ha ritenuto vi fossero elementi sufficienti per ricorrere sul piano legale. È comunque utile sottolineare che Valdiviezo, in precedenza, in uno dei casi di cambiamento di lavoro o licenziamento in cui è incorso negli ultimi anni (ben sette volte dal 2003 al 2009), è stato assistito e tutelato fino in fondo dal Sindacato. Questo caso insomma con il lavoro nero non ha nulla a che vedere.
Redazioni dei giornali: Siamo a conoscenza di controlli effettuati dall´Ispettorato del Lavoro, dai quali è emerso che nelle redazioni giornalistiche vi sono lavoratori con diverse tipologie contrattuali, ma non casi di lavoro nero. A questo punto è difficile capire perchè si voglia a tutti i costi tirare in ballo il Sindacato in questa che appare più che altro una disputa di natura editoriale.
Il vero scandalo è un altro. Se si intendono promuovere petizioni per contrastare il lavoro nero, è opportuno non sbagliare clamorosamente bersaglio. La CSU infatti, non certo oggi, ha sollevato il vero problema: il sistematico azzeramento delle sanzioni comminate dall´Ispettorato del Lavoro alle aziende con lavoratori in nero.
Nell´attività di contrasto ai fenomeni distorsivi nel mondo del lavoro, alcuni mesi fa il Sindacato ha chiesto una verifica dell´azione di ispettorato del lavoro, iniziativa che ha fatto emergere uno scenario desolante: a fronte di numerosi casi di lavoro nero accertati durante il 2008, le sanzioni inflitte alle aziende responsabili sono state tutte cancellate dal Tribunale in sede di ricorso amministrativo, prendendo a riferimento – a quanto sappiamo – una normativa italiana!!!
In tal modo, l´azione di accertamento e di sanzione svolto dagli ispettori dell´Ufficio del lavoro, è stato così del tutto vanificato da questi “colpi di spugna” della Magistratura. Non solo: in alcuni casi il giudice ha messo addirittura in dubbio la veridicità dei verbali redatti dagli Ispettori dell´Ufficio del Lavoro.
E allora chiediamo: COME È POSSIBILE PERSEGUIRE E SCONFIGGERE IL LAVORO NERO SE VENGONO EMESSE SENTENZE CHE VANIFICANO QUALSIASI AZIONE TESA A SALVAGUARDARE LA LEGALITÀ??? Pur a suo tempo denunciati pubblicamente, questi ripetuti “colpi di spugna” sono stati totalmente ignorati dalla politica e dalle Istituzioni. E non trovano neppure spazio in petizioni che vorrebbero combattere il lavoro nero…
CSU