La richiesta per “evitare pericoli per la sua sicurezza”, dopo la rivelazione in tribunale del suo indirizzo e le minacce ricevute attraverso un sito neonazista
Ilaria Salis, candidata alla europee, ha scritto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al ministro degli Esteri Antonio Tajani, al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, si apprende da fonti legali, per chiedere di scontare la misura cautelare dei domiciliari nell’ambasciata italiana a Budapest per evitare “pericoli per la sua sicurezza”, dopo la rivelazione in tribunale del suo indirizzo e le minacce ricevute attraverso un sito neonazista.
“Divulgare l’indirizzo del domicilio di Ilaria Salis, vittima di più minacce da tempo, è una gravissima violazione della privacy alla quale ora bisogna rimediare perché è a rischio la sua sicurezza” ha detto all’Adnkronos Eugenio Losco, uno dei legali italiani della donna.
Ilaria Salis candidata alle Europee
Ilaria Salis è candidata alle Europee nelle liste di Alleanza Verdi Sinistra. Domani si collegherà da Budapest con la chiusura della campagna elettorale del partito a Torino. “Non sono una politica di professione. Ho sempre fatto politica dal basso” ha scritto su Instagram nei giorni scorsi. “Nei movimenti, nelle lotte sociali e fra le persone comuni. Continuerò a dare respiro e forza ai temi e alle battaglie che hanno caratterizzato la mia storia”. “L’antifascismo sarà sempre la bussola che orienterà il mio agire – sottolinea -. La storia e il presente d’Europa parlano chiaro. La battaglia contro l’oppressione e le discriminazioni è la più importante per vivere come persone libere e uguali. Ho provato sulla mia pelle che ‘il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri'”. “Nei mesi passati là dentro ho riflettuto parecchio sulle reali implicazioni di questa frase. Perciò voglio sostenere i diritti umani delle persone detenute e oppormi alle umiliazioni, alle privazioni e ai soprusi che subiscono nelle carceri d’Italia e d’Europa”.