Immigrati, l’altolà di Squinzi «Diamo lavoro prima agli italiani»

Simone Spada - LaPresse 22 06 2012 Bergamo  cronaca  Teatro Doninzetti,Assemblea Generale di Federmeccanica nella foto: Giorgio Squinzi (presidente di Confindustria)
Simone Spada – LaPresse
22 06 2012 Bergamo
cronaca
Teatro Doninzetti,Assemblea Generale di Federmeccanica
nella foto: Giorgio Squinzi (presidente di Confindustria)

L’EMERGENZA è nei numeri: quella disoccupazione arrivata in Italia al 13 per cento e addirittura al 40 nel caso di quella giovanile. «Sarà una visione un po’ egoista, ma cominciamo a dare un futuro ai nostri giovani», ammonisce il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. E il riferimento è all’immigrazione. Un fenomeno «che in questo momento non può risolvere i nostri problemi, perché abbiamo bisogno innanzitutto di ridare lavoro agli italiani». Tanto più che, se «l’immigrazione alla lunga è un fenomeno positivo, l’obiettivo di chi viene in Italia è, per la maggioranza dei casi, andare in altri Paesi».
«Parole chiare e di buonsenso», le definisce il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. «Chissà – scrive su Facebook – se Renzi darà della ‘bestia’ anche a lui…». Su Twitter gli fa eco il governatore lombardo Roberto Maroni: «Condivido totalmente le parole chiare e la posizione coraggiosa di Squinzi sull’immigrazione». «Ha ragione – commenta Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria –, ma il Pd è troppo preso a contare voti al Senato».

IL PROBLEMA dell’immigrazione, dice Squinzi, va affrontato cercando altre strade. E una, in veste di presidente della Mapei, la traccia lui stesso, insieme a Letizia Moratti, presidente di Securfin, e di Pietro Salini della Salini-Impregilo. Solo «creare una classe media di imprenditori e di gestori d’imprese nei Paesi sottosviluppati può contribuire a frenare nel tempo il fenomeno di chi fugge da fame e povertà», dice Letizia Moratti presentando la Fondazione nata ieri a Milano per sostenere l’impact entrepreneurship in Africa e finanziare una nuova generazione di imprenditori a forte valenza sociale in almeno 16 Paesi africani da qui al 2020. «Da imprenditore – osserva Squinzi – penso sia fondamentale un’alleanza fra Europa e Africa. Un continente nel quale dobbiamo essere presenti concretamente, anche per limitare fenomeni fuori controllo come è oggi quello dell’immigrazione».

CREARE un circolo virtuoso che sostenga l’Africa e ne favorisca lo sviluppo economico, assicurando in loco nuovi posti di lavoro, è l’obiettivo del progetto E4Impact. Un piano che, già attivato in Kenya, Uganda, Ghana, Costa d’Avorio e Sierra Leone, in collaborazione con l’Università Cattolica e gli atenei africani, ha formato 130 imprenditori, ne sta preparando altri 190 e conta di raggiungere almeno 16 Paesi africani. «In prospettiva – sottolinea la Moratti – significa avere oltre 3.000 imprenditori, 500 nuove imprese e migliaia di nuovi posti di lavoro entro cinque anni. Con in più la possibilità di creare un ponte per le imprese italiane che intendono operare nei mercati africani». Nell’attuale contesto politico e sociale, cioè, «quest’iniziativa può rappresentare una risposta ai problemi dell’immigrazione dal continente africano – sottolinea Pietro Salini – perché promuove un’imprenditorialità locale capace di generare ricchezza e opportunità di lavoro». Un patrimonio per le stesse aziende italiane. «L’impegno – continua Salini – è di creare un tessuto imprenditoriale, di fornitori di beni e servizi, di cui noi stessi potremmo diventare clienti».