Impresentabili, Bindi non ci sta: “Io diffamata sul caso De Luca, ora il Pd mi chieda scusa”

Rosy BindiRosy Bindi non ci sta e a urne chiuse rispedisce al mittente le pesanti accuse piovute dall’ala renziana del suo partito dopo la diffusione della lista ‘impresentabili’. Non solo, la presidente della commissione Antimafia pretende le scuse. “Sono anni che servo questo paese efaccio battaglie a viso aperto”, ha detto a Piazzapulita su La /. “Chiedo le scuse da parte del Pd, perché questo atteggiamento nei miei confrontinon è accettabile”.

“Capisco – ha aggiunto – che quando hanno visto ilnome di De Luca (candidato Pd uscito vincente alleregionali della Campania) dovevano tutelare gli interessi del partito ma non si può arrivare adiffamare così una persona che svolge un incarico e sta svolgendo correttamente la funzione per cui è stata eletta. Io sono sempre stata imparziale”.

“Ha sbagliato il mio partito – ha insistito Bindi – a reagire in quel modo: poteva continuare a seguire quello che ha continuato a seguire durante tutta la campagna elettorale per quanto riguarda la legge Severino perché su De Luca non c’è solo la concussione ma anche l’ineleggibilità. Il mio parere è che se il Pd ha sostenuto che essendo stato un bravo sindaco sarebbe stato anche un ottimo presidente di regione, avrebbero potuto continuare a sostenere questo anche nelle ultime 9 ore di campagna vantando l’assenza di altre persone del Pd dalla nostra lista. Il problema era difendere De Luca non delegittimare l’Antimafia”.

E se le scuse non arriveranno? Per ora Bindi non pensa a contromosse: “Le conseguenze non le valuto mai all’inizio ma il mio partito credo abbia pagato elettoralmente questa reazione”. E a chi chiede come mai la lista sia stata diffusa solo a un giorno dalle elezioni Bindi risponde così: “Meno male che è arrivata l’ultimo giorno o ci sarebbe stata campagna elettorale solo sulla lista dell’Antimafia”.

Quindi la deputata dem spiega ancora il lavoro sugli impresentabili: “Obiettivo non è stato quello di favorire né di danneggiare il Pd o altre formazioni politiche. Non c’è stata nessuna valutazione discrezionale di tipo politico, abbiamo inserito tutte le persone che – secondo il codice etico approvato all’unanimità da tutti i partiti – dovevano esserci”.

“Eravamo tutti d’accordo – aggiunge – per l’inserimento del reato per il quale De Luca è rinviato a giudizio”. Quotidiano.net