In immagini telecamera richiesta aiuto giovane morto Assisi

(ANSA) – ASSISI (PERUGIA), 28 GEN – Ha ripreso la sua
richiesta di aiuto e gli ultimi momenti di vita di Davide
Piampiano, morto durante una battuta al cinghiale nelle campagne
di Assisi, la piccola telecamera sistemata nel cappellino che
indossava. E che ha registrato anche quanto detto su quanto
aveva “fatto” da Piero Fabbri, 57 anni, anche lui a caccia e ora
arrestato dai carabinieri per omicidio volontario con dolo
eventuale.
    Secondo la ricostruzione degli inquirenti la morte di
Piampiano non è stata programmata dall’inizio e per questo non è
stato ipotizzato alcun movente. In base alle indagini Fabbri –
secondo quanto risulta all’ANSA – avrebbe infatti ritenuto di
avere sparato verso un cinghiale il colpo di fucile calibro 12
che invece ha raggiunto il giovane al petto. Tanto che è stato
proprio l’indagato il primo a raggiungerlo e – emerge dalle
immagini della GoPro – a raccogliere la sua richiesta d’aiuto
mentre si disperava per quanto “fatto”.
    E’ stato però il comportamento successivo di Fabbri a far
ipotizzare l’omicidio volontario. L’uomo infatti è accusato di
avere cercato di depistare le indagini alterando lo stato dei
luoghi, scaricando l’arma del ventiquattrenne, disfacendosi del
proprio fucile e della giacca da caccia e soprattutto “omettendo
di chiamare tempestivamente” i soccorsi, avvisati dopo vari
minuti da un altro giovane che si trovava a caccia e che nel
frattempo era sopraggiunto. “Tale comportamento omissivo – hanno
spiegato gli inquirenti, coordinati dal procuratore Raffaele
Cantone – ha consentito di ipotizzare a carico dell’autore dello
sparo l’ipotesi dolosa di omicidio, avendo egli con la sua
scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi accertato il
rischio che il soggetto colpito potesse morire”.
    Tra gli elementi che devono però essere ancora approfonditi
quello della letalità del colpo che ha raggiunto Piampiano. Se
cioè eventuali cure tempestive avrebbero potuto salvargli la
vita.
    Non è comunque escluso che dell’indagine sia chiamata a
occuparsi la magistratura di Firenze. La madre della vittima è
infatti un giudice onorario e quindi questo fa scattare
automaticamente la competenza degli inquirenti toscani. (ANSA).
   


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