
In Iran l’onda di proteste si estende al mondo del lavoro e molte categorie e anche ordini professionali oggi scendono in sciopero, dagli studenti ai lavoratori dei bazar, insegnanti, avvocati, operai di fabbrica (come quelli della Haft-Tappeh Sugarcane Industry) e anche del settore petrolifero. In alcune città ci sono stati raduni di protesta e tentativi di manifestazione, malgrado le autorità abbiano oscurato internet in diverse zone del Paese. Si tratta di un’importante allargamento della protesta seguita alla morte di Mahsa Amini dopo l’arresto perché non indossava correttamente il velo.
“Ci sono due pesi e due misure in Occidente, perché il confronto con le rivolte è una buona azione nei Paesi europei, ma è considerata una repressione in Iran”: lo ha twittato il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, dopo la conversazione telefonica con il suo omologo francese Catherine Colonna ieri sera, aggiungendo: “Non permetteremo a nessuna parte dall’interno o dall’esterno dell’Iran di prendere di mira la sicurezza nazionale del Paese”. L’Iran ha criticato la posizione assunta da alcuni Paesi contro la repressione delle proteste per la morte di Mahsa Amini sotto la custodia della polizia.
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