Sono almeno un milione le auto Volkswagen che circolano in Italia coinvolte nel dieselgate. E che la casa di Wolfsburg richiamerà nei prossimi mesi nel maxi piano di interventi gratuiti annunciato ieri. «Ci sono i controlli in corso per verificare il danno provocato anche in Italia. La previsione è di chiudere questa indagine entro pochi mesi, addirittura entro l’anno», avverte il vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Riccardo Nencini. Che ieri, a margine del meeting nazionale dei centri privati per le revisioni dei veicoli a motore, ha indicato una «previsione di massima» sugli effetti in Italia del terremoto Volkswagen: sugli 11 milioni di autoveicoli coinvolti dal dieselgate, un milione porterebbe la targa italiana. Si tratterebbe delle auto diesel vendute in Italia dal 2008 al 2015 da Volkswagen: «Sono in corso controlli per capire quante di queste siano state truccate», ha spiegato il vice ministro che ha annunciato controlli anche su altri marchi.
Le ripercussioni non riguardano però solo i proprietari degli autoveicoli – che al momento non rischiano nulla perché come ha ribadito Nencini «vittime di una truffa» -, ma anche l’economia e l’industria italiana. Come ha ricordato preoccupato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per il quale il caso Volkswagen è «un colpo molto duro alla fiducia, cioè a quell’ingrediente che negli anni dall’inizio della crisi è stato tra i più carenti. Senza fiducia non ci sono investimenti a lungo termine». Il rischio riguarda anche la filiera di aziende che lavorano con la Germania e specialmente con Wolfsburg, a cominciare dai fornitori (più che alle aziende controllate dai tedeschi come Lamborghini e Ducati): «Temo – aggiunge Padoan – che abbia delle conseguenze: mi auguro che siano limitate. A catena ci potrebbero essere effetti sull’industria italiana, che non ha colpa». Dal ministro degli Esteri Gentiloni arriva invece l’invito a non manifestare «la Schadenfreude, cioè la felicità per le disavventure dei tuoi competitori».
Intanto dalla prossima settimana il ministero dei Trasporti comincerà l’operazione controlli che verranno effettuati sui mezzi di più largo uso, diesel e di tutti i marchi. Molto probabilmente si tratterà di auto a disposizione dei concessionari e scelte dal Mit. Gli ispettori del ministero si recheranno nelle concessionarie a sorpresa, sceglieranno le auto che verranno portate nei centri di prova del ministero e lì tecnici delle società certificate eseguiranno le verifiche con la presenza degli ispettori. I controlli serviranno a verificare la corrispondenza con i parametri attualmente richiesti alle case costruttrici dalle norme europee.
Ma l’Italia farà come la Svizzera bloccando le vendite dei veicoli sospetti? Per ora il vice ministro Nencini non si sbilancia: «Attendiamo dati dal ministero dei Trasporti tedesco sui modelli coinvolti e poi fatta la verifica, prenderemo le decisioni del caso». Di sicuro c’è il fatto che chi circola in Italia con una vettura dotata del turbodiesel incriminato nell’affare Volkswagen-Usa non rischia nulla. E se mai dovessero essere rilevate irregolarità nella omologazione, la responsabilità ricadrebbe solo sul costruttore che deve pensare agli aggiornamenti e agli interventi necessari. Se poi ciò comporti la possibilità di una rivalsa verso la casa di Wolfsburg, «dipenderà anche dal comportamento della Volkswagen», ha spiegato Nencini.
Nessun problema poi, almeno per ora, per una delle situazioni che stanno maggiormente preoccupando gli automobilisti italiani in questi giorni: quella dei blocchi della circolazione o dell’ingresso nelle Ztl. In tutti questi casi a far fede è la classificazione che compare sulla carta di circolazione. Dovrà essere il costruttore a impegnarsi in tempi brevi a fornire gli elenchi delle auto incriminate, a richiamarle per gli aggiornamenti gratuiti al software e, in caso limite, alla sostituzione dei motori o delle vetture.
IL SOLE 24 ORE