Sarà un caso, ma dopo la richiesta di chiarimento da parte del Papa circa la vicenda giuridico omosessuale del direttore di Avvenire, Boffo ha dato le dimissioni. Appare evidente che le manifestazioni di solidarietà espresse da Ratzinger nei giorni scorsi a Boffo, non significavano, come molti commentatori hanno ipotizzato, un’assoluzione, ma dovuta carità cristiana. Quella che non si nega neppure al peggior criminale. Se Boffo si fosse rivelato “innocente”, non si capisce perché il presidente della Cei Bagnasco dopo aver gridato al killeraggio mediatico e al complotto laicista, di punto in bianco abbia accettato le sue dimissioni. I casi sono due, o l’”avvocato” Bagnasco si è rivelato un goffo azzeccagarbugli, o più probamente (come ipotizzato da più autorevoli vaticanisti) il pontefice abbia preso atto della veridicità dei fatti. Come ha spiegato Feltri all’indomani delle dimissioni, l’intento del Giornale non era di criticare i privati gusti sessuali di Boffo, ma molto più banalmente di far notare che non aveva le carte in regola per erigersi a moralizzatore e fustigatore di chicchessia. Boffo, può sempre consolarsi ricordandosi che il catechismo della Chiesa Cattolica, non condanna le tendenze omosessuali, ma coloro che, come dice San Paolo “lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini”. Scommettiamo che, dopo l’ora delle ipocrite indignazioni, gli “disgustati” occulteranno l’ex direttore di Avvenire sotto un imbarazzante velo pietoso?
Gianni Toffali Verona