«In sette mesi sono morti 2.000 migranti»

IMMIGRATIDi qualcuno, come Raghad Hasoun, la bambina siriana malata di diabete arrivata senza vita a Siracusa a metà luglio, c’è un nome. Di altri, come l’eritreo scomparso nel Canale di Sicilia il 22 luglio sotto gli occhi del fratello, che si è salvato, è rimasta una storia. Per moltissimi, come la maggior parte degli 800 naufragati il 18 aprile al largo della Libia, non resta niente, solo il ricordo di chi, a casa, non ha più notizie ma spera che ce l’abbiano fatta lo stesso. Ora c’è un numero che li racchiude tutti: sono 2.000 i migranti e rifugiati morti da gennaio nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Lo stima l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo la quale il nostro mare è il confine più pericoloso del mondo.

Almeno 60 persone hanno perso la vita sulla rotta per la Grecia, 1.930 nel tentativo di raggiungere l’Italia. «L’anno scorso, nello stesso periodo, le vittime stimate erano state in tutto 1.600 — spiega Flavio Di Giacomo, portavoce di Oim Italia —. Ogni naufragio è una storia a sé, ma di fatto l’aumento di morti è concentrato nei primi mesi dell’anno. Cioè il periodo tra la sospensione di Mare Nostrum, la missione di salvataggio italiana, e il potenziamento di quella europea Triton». Una spiegazione confermata dai dati dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, che sulla base delle segnalazioni delle Guardie costiere di diversi Paesi e delle testimonianze dei sopravvissuti stima in almeno 2.100 i morti da gennaio.

Secondo l’Unhcr i migranti e rifugiati annegati nelle traversate ad aprile scorso sono stati 1.308 rispetto ai 42 del 2014 (Oim ne stima rispettivamente 1.265 e 50). Una strage che ha indotto i leader dell’Ue a triplicare il finanziamento a Triton e ad ampliarne la copertura fino alla zona antistante alla Libia. A maggio così il numero delle vittime si è ridotto a un terzo di quelle registrate nel 2014.

Fonte: SOLE 24 ORE