
I sondaggi, si sa, vanno presi con le molle. Anche se qualche indicazione interessante la forniscono. Quello effettuato da Winpoll-Cise, pubblicato dal Sole 24 ore, evidenzia un serrato testa a testa, in Toscana, tra il candidato del centrosinistra Eugenio Giani e la candidata del centrodestra Susanna Ceccardi. Giani è dato al 43%, la Ceccardi lo insegue al 42,5%. Uno scarto davvero minimo tra i due sfidanti. In pratica sono alla pari, tenuto conto anche del fatto che c’è sempre un margine di errore (in questo caso pari al 2,4%). Al terzo posto la candidata del Movimento 5 Stelle, Irene Galletti, all’8,3%. Gli altri candidati minori complessivamente raccolgono il 6,2%.
Interessante dare un’occhiata anche alle preferenze ai partiti. Al primo posto troviamo la Lega, con il 24,1%. Il Pd è al secono posto, con il 22,6%. La terza forza è Fratelli d’Italia, in ascesa, data all’11,8%. Segue il Movimento 5 Stelle con l’8,3%. Forza Italia è quotata 5,4%, Italia Viva di Renzi 5,7%.
Se il centrodestra dovesse fare il “colpaccio” in Toscana sarebbe una mazzata tremenda per il Pd. Con possibili ripercussioni anche sulla tenuta stessa del governo. Anche se la paura di andare a casa anzitempo è un collante formidabile in grado di tenere in piedi qualunque esecutivo. Ma una regione che è sempre stata rossa come diventa, all’improvviso, contendibile? Diciamo subito che la roccaforte rossa si è, col passare degli anni, sgretolata, passando dal 59,8% dei voti con cui Enrico Rossi vinse nel 2010 al 48% del 2015. In più, dato ancor più interessante, bisogna evidenziare che diverse città toscane ormai sono governate dal centrodestra e che quindi i cittadini hanno potuto toccare con mano pregi e difetti di una classe dirigente di colore diverso.
Con le Europee del 2019 c’è stato addirittura un sorpasso del centrodestra, anche se con una percentuale di votanti più bassa e tenendo conto del fatto che il voto per Bruxelles è, tendenzialmente, un voto di opinione. Sta di fatto che la Toscana non è più quella di una volta e che tutto è possibile. Giani paga lo scotto di non essere un presidente in carica che chiede la riconferma (come lo era Bonaccini in Emilia Romagna). In più viene percepito come un candidato se non “vecchio” sicuramente un po’ datato, visto che vanta un’esperienza politica quantomeno trentannale, prima nelle file del Psi di Craxi, poi nel Pd, con un recente passato molto vicino a Renzi.
A fare la differenza potrebbero essere gli elettori che alle Europee hanno votato Movimento 5 Stelle e che non sceglieranno Irene Galletti, perché non la considerano in grado di potercela fare: secondo i flussi elettorali citati nello studio del Sole 24 Ore lapreferenza va soprattutto sulla Ceccardi. E tra i “famosi” elettori indecisi la prevalenza è fra quelli che in passato Pd.
C’è un altro dato per certi versi sorprendente. È quello relativo alle intenzioni di voto sul Referendum per il taglio dei parlamentari. Il sondaggio evidenzia che i No sono al 52% (a tirare sono soprattutto gli elettori leghisti, orientati sulla scelta di bocciare la riforma). Giani è a favore del SI e questo, secondo gli analisti, potrebbe portargli un po’ di voti dall’area 5 Stelle, che com’è noto sono i promotori e i maggiori sponsor della riforma.
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