In vacanza sul catamarano salvano un profugo a Kos

(ANSA) – ROMA, 30 AGO – Era la notte del 25 agosto quando
l’equipaggio di italiani in navigazione sul catamarano Lucile,
di Marco Luigi dal Monte Casoni, veleggiando nel tratto di mare
davanti all’isola greca di Kos, raccolgono un grido di aiuto. E
la vacanza si trasforma nel salvataggio di un giovane, di circa
venticinque anni, che dalla Siria stava tentando di raggiungere
l’Europa. Con lui altri due migranti, non si sa se sono ancora
dispersi in mare.
    “Abbiamo sentito una voce, era sopravvento, non ci siamo resi
conto subito. Poi abbiamo capito, veniva dal mare”. È il
racconto pieno di emozione quello dell’avventura vissuta dal
gruppo di amici. “Quando ci siamo resi conto che c’era qualcuno
che chiedeva aiuto dal mare abbiamo scandagliato le acque. Nel
giro di 15 minuti circa abbiamo individuato il giovane. Aveva un
giubbotto nero di salvataggio. La sua voce arrivava sempre più
vicina. Una volta avvistato gli abbiamo lanciato una fune alla
quale si attaccato e lo abbiamo tirato a bordo”. Il giovane è
stato “subito avvolto con una coperta termica e Tatiana lo ha
abbracciato per scaldarlo, era in ipotermia ma reagiva”,
racconta Dal Monte Casoni. Per prima cosa “gli abbiamo dato del
latte caldo e dei biscotti – spiega il comandante del catamarano
che ha filmato l’operazione di salvataggio – era esausto e poco
dopo, disteso in cuccetta si è addormentato”.
    A quel punto il comandante ha avvertito le autorità greche e
in poco tempo sono stati raggiunti da una motovedetta che ha
preso a bordo il naufrago. Avvertiti dei due dispersi hanno
proseguito le ricerche.
    “Siamo ancora emozionati, mai avremmo immaginato una
circostanza così, ma siamo felici di averlo salvato, purtroppo
non abbiamo trovato i suoi compagni”. Certo “non dimenticheremo
gli occhi di quel giovane che non finiva di ringraziarci e
quando ha saputo che eravamo italiani ha sorriso e ha detto “Italia!”. Forse sperava di essere in Italia. “Ci auguriamo
venga trattato bene dalla Grecia”, è il commento di chi ancora
non si rende conto d’aver strappato il giovane da una morte
sicura. (ANSA).
   


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