Dal 1992 Intelcom gestì in forma esclusiva le telecomunicazioni internazionali basandosi sui nuovi accordi che introdussero il prefisso +378 e sulla forza lavoro della ex Sst, assorbita dalla nuova società a seguito dell’accordo governo-Intelcom.
La forza della nuova impresa fu soprattutto quella di gestire un nuovo servizio che si era appena affacciato sulla scena delle più moderne tecnologie, l’Audiotex.
Si trattava di un’impresa con ampi margini di redditività e svolta da Intelcom a livello globale. Il servizio Audiotex di fatto consente di ricevere informazioni telefoniche a pagamento chiamando uno specifico numero anticipato da un prefisso.
A metà degli anni novanta per i numeri contraddisitinti dal +378, si spendevano allora cifre molto superiori a quelle classiche. Telefonando dall’estero verso San Marino si poteva quindi ottenere lo stesso effetto utilizzando, attraverso Intelcom, il prefisso +378, ma anche tramite Telecom Italia con il prefisso italiano +39 seguito dallo 0549.
Una situazione oggettivamente strana visto che esistevano due aziende, Intelcom e Telecom Italia, facenti capo allo stesso proprietario, che lavorano in due modi diversi sulle chiamate telefoniche di un paese degli allora 25 mila abitanti.
Venivano infatti tenute separate le reti e le risorse, con un raddoppio dei costi che non risultava giustificato dai criteri di sana amministrazione. Oggi la situazione è cambiata e Telecom Italia gestisce il prefisso +39 0549, diventato poi +378 0549, dove transitano la gran parte delle chiamate telefoniche di utenza domestica sia in entrata, sia in uscita dal nostro paese. Tutto questo traffico telefonico non lascia però traccia economica in Repubblica perché Telecom Italia (da non confondere con l’attuale Telecom Italia San Marino (TIS)) è un’azienda che non ha una sede operativa a San Marino, non ha personale e non svolge attività economica soggetta al fisco sammarinese.
Per dirla in termini chiari, dal traffico telefonico normale nella casse dello Stato sammarinese non entra nulla. San Marino è considerato come un semplice distretto telefonico dell’Italia e la stessa Intelcom non riceveva alcun vantaggio sulle telefonate classiche.
Per questo puntò sui servizi di Audiotex promuovendo l’utilizzo del +378 che, nelle ipotesi più estreme, finisce pubblicizzato sulle TV private e associato a servizi pornografici, di cartomanzia, del lotto, ecc. Il +378 diventa così il simbolo del proibito piuttosto che essere utilizzato per i servizi alla cittadinanza.
Fu così che l’utilizzo di Audiotex si tira dietro anche le ‘beghe’ immancabili intorno alle televendite dei servizi gestiti da operatori di scarsa affidabilità soggetti ad accuse e, a volte, a vere e proprie denunce. Nacque anche una contestazione per la sottrazione di traffico, tanto che Stati come la Francia e gli Emirati Arabi chiusero il passaggio delle chiamate dai loro paesi verso San Marino, per tutelare i propri utenti dall’uso del +378. Ciò determinò una situazione grave di danno nei confronti della Repubblica di San Marino, la cui immagine divenne negativa agli occhi della comunità internazionale, compresa l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni.
In un periodo immediatamente successivo la TMI, società del gruppo Stet, si avvalse della società a San Marino per gestire traffico telefonico internazionale producendo consistenti fatturati, ma forse anche in questo caso, generando perplessità sulla linearità dell’operato della grande azienda italiana nell’utilizzo delle prerogative della Repubblica, fra le quali quella di un diverso regime Iva anche per le carte telefoniche. Una situazione complessa, resa ancor più problematica dall’esplosione del caso di Telecom Serbia in cui una società finanziaria sammarinese ebbe un ruolo significativo che portò all’incriminazione del sua amministratore. Di fatto un fuoco senza più controllo che stava toccando vari aspetti della vita economica, ma anche politica della Repubblica, un fuoco che divampava mentre in Italia stava per consumarsi il caso, oggi emerso in tutta la sua vastità, in cui sono rimaste coinvolte Fastweb e Telecom Italia Sparkle proprietaria quest’ultima del 100% di Telecom Italia San Marino, la società nata dalla trasformazione di Intelcom.
Fonte: La Tribuna – Dossier TLC, un’opera incompiuta