Nel 1981 nasce la Società Sammarinese Telecomunicazioni (SST) con la concessione per l’esercizio di alcuni servizi di Tlc.
Dopo un avvio timido in alcuni settori marginali, SST inizia a parlare di gestione della telefonia nel Paese, ma nel 1987 viene accusata di fatturare servizi mai consumati dagli utenti.
Sull’onda dello scandalo vennero incarcerati i soci e gli amministratori il che portò alla chiusura dell’esperienza. Se oggi si dovessero applicare gli stessi parametri che hanno portato all’inciminazione della SST, viste le centinaia di denunce depositate dagli utenti presso le associazioni dei consumatori, si produrrebbe uno sconvolgimento totale del settore.
Dopo la chiusura della SST, il governo Dcs-Pcs si trova nella necessità di colmare il buco finanziario apertosi anche a causa della gestione del periodo di commissariamento, dove lo Stato spese tanti soldi per mantenere in piedi una situazione produttiva praticamente distrutta.
Si fece avanti una cordata di imprenditori italiani, indicata dall’allora Ministro italiano per gli Affari Esteri allo stesso Segretario per gli Affari Esteri sammarinese, che diede vita ad una nuova società concessionaria per le telecomunicazioni, la Titano Comunicazioni.
Contestualmente al rilascio della licenza fecero il proprio ingresso nella compagine societaria i soci sammarinesi rappresentati al 30% dal gruppo Cotes Sa e G5 Sa. Soci di fatto anonimi. L’operazione era stata ovviamente supportata dal governo di allora guidato da Gabriele Gatti, “Esteri”, Clelio Galassi, “Finanze”, Gilberto Ghiotti, “In-dustria”, dal rappresentante dell’associazione industriali Carlo Giorgi e da Gilberto Terenzi, amministratore della stessa Cotes Sa.
Mentre le trattative per impostare la nuova azienda erano in corso, giunse sul Titano una lettera di Biagio Agnes, potente presidente della STET, holding di controllo delle partecipazioni Statali Italiane su Telecom Italia. Nella lettera Agnes diceva chiaramente che se la Repubblica di San Marino avesse affidato le telecomunicazioni ad aziende non STET, si sarebbero create problematiche tra Italia e San Marino e che ogni concessione non sarebbe stata priva di ripercussioni. Di fatto una minaccia che tolse ogni possibilità a San Marino di esercitare la pro- pria autonomia nel settore. Tale risultato sarebbe stato il primo conseguito fra i piccoli Stati, poi successivamente divenuti tutti indipendenti nelle Tlc.
La lettera del Presidente della STET, Biagio Agnes, comportò la revoca della licenza della Titano Comunicazioni che, nel 1991, venne data alla stessa STET stessa che creò Intelcom Spa, (oggi Telecom Italia San Marino), società allora detenuta al 15% da Cotes Sa, 15% da G5 Sa e al 70% dalla STET.
In tal modo il governo oltre a rinnovare la convenzione per la telefonia di base a Telecom Italia (già SIP), offriva su un piatto d’oro a STET un’ulteriore concessione per operare tramite Intelcom nel settore dei servizi internazionali e a Valore Aggiunto (VAS).
Il Governo siglò una convenzione, oggi ancora in vigore, attraverso la quale assegnava in forma esclusiva, a Cotes Sa e G5 Sa, i lavori di impiantistica che obbligano Telecom Italia ad utilizzare, senza gara di appalto e con procedimento d’ufficio, tali società che usufruirono anche del privilegio di essere inserite nell’albo fornitori del gruppo STET Telecom Italia, affinchè potessero partecipare ad appalti anche in Italia.
Nei fatti Cotes Sa e G5 Sa hanno in esclusiva da allora tutti i lavori di impianti telefonici e di rete sul territorio della Repubblica. (…)
Fonte: LA TRIBUNA – Dossier TLC, un’opera incompiuta