Un fiume di denaro attraversa il Mondo di Mezzo. Svizzera, Liechtenstein e Bahamas. Ma anche San Marino e Londra. Al caso lavora anche la Banca d’Italia con la sua Unità di intelligence finanziaria (Uif).
E sono almeno due le piste percorse. La prima porta il nome della Fidens project finance spa, una finanziaria di San Marino più volte segnalata e soprattutto indagata nel procedimento Mafia Capitale, di cui, si legge nel rapporto di via Nazionale allegato agli atti dell’inchiesta, è legale rappresentante Filippo De Angelis (anche lui indagato) e risultano tito- lari effettivi Ottorino De Angelis e Alessandro Febbraretti, gestore del noto marchio Trony.
La Fidens è oggetto di cinque segnalazioni di operazioni sospette, finalizzate all’ambizioso progetto di acquisizione del Credito sammarinese, che tuttavia non avrà successo. E la Fidens è soprattutto la finanziaria che è risulta avere o avere avuto rapporti con Fabrizio Testa, uomo del cerchio stretto di Massimo Carminati, suo ambasciatore in Campidoglio e Regione, ora a Regina Coeli accusato di associazione mafiosa.
Ma il Titano emerge in altre vicende legate alle indagini.
Massimo Carminati (il Cecato), a dire della procura di Roma a capo di Mafia Capitale, sapeva di essere sotto inchiesta. Nei suoi spostamenti dentro la città eterna, evitava di frequentare più volte gli stessi posti e cercava di fermarsi soltanto per pochi minuti, lo stretto necessario.
Ogni mattina un bar diverso per fare colazione. Ma, se proprio non poteva evitare di sostare da qualche parte, l’ex terrorista dei Nar aveva un asso nella manica, con cui ha cercato di confondere le microspie e rendersi non intercettabile dai carabinieri: un jammer. Tecni- camente si tratta di un disturbatore di frequenze. Un dispositivo facilmente acquistabile su internet, sebbene giudicato illegale dalla Commissione europea.
Molto usato in Cina e in Corea del Nord per oscurare le radio non allineate con il governo. L’aggeggio viene venduto da una ditta di Dubai costituita da ingegneri italiani, scomodo e lontano. C’è però un’alternativa, decisamente più vicina: con sede nella Repubblica di San Marino. E pare che gli acquisti venissero fatti sul Monte. Sul sito della ditta sammarinese si legge: Il prodotto in oggetto non reca la marcatura Ce e non è conforme ai requisiti essenziali individuati dalla direttiva n.1999/05/CE, pertanto non può circolare nel mercato della Comunità Europea, non può essere commercializzato e non può essere utilizzato. Cio- nonostante, vende jammer su internet. Il jamming in Italia è un reato.
Marco Bollini, La Tribuna