Ad aprile la produzione industriale dell’area euro è aumentata dell’1,1% rispetto al mese precedente, dopo il calo dello 0,7% di marzo (dato rivisto da -0,8%). Ma la Brexit spaventa i mercati e lo spread Btp/Bund si allarga con il calo del rendimento tedesco
Recupero superiore al previsto della produzione industriale dell’area euro all’inizio del secondo trimestre. Ad aprile è infatti aumentata dell’1,1% rispetto al mese precedente, dopo il calo dello 0,7% di marzo (dato rivisto da -0,8%) e dell’1,2% a febbraio. Il dato ha superato le attese degli economisti che si aspettavano poco più di mezzo punto percentuale di crescita su base mensile. Inoltre, secondo Eurostat, l’ente di statistica dell’Unione europea, la crescita della produzione su base annua si è rivitalizzata al 2% dal mesto +0,2% a cui si era ridotta a marzo.
Nonostante il dato positivo, i mercati europei si confermano in rosso. Il Dax cede lo 0,70%, il Cac40 l’1,22% e il Ftse 100 l’1,28%. Anche a Piazza Affari l’indice Ftse Mib cede lo 0,66% a 16.512 punti dopo un minimo intraday a 16.371 punti i con il sentiment di mercato che resta influenzato negativamente dai timori sulla Brexit.
Tanto che lo spread fra i tassi dei titoli tedeschi e quelli delle periferie europee si allarga anche oggi. Quello fra i rendimenti dei decennali di riferimento italiano e tedesco è salito fino a un massimo a 150,55 punti base, complice l’incursione in territorio negativo del rendimento del Bund decennale che si è spinto in seduta fino a un minimo di -0,032%. Anche il 5 anni tedesco si è spinto a livelli minimi di rendimento fino a -0,476%.
La metà dei governativi tedeschi offre oggi un rendimento inferiore a -0,4%, livello minimo per essere oggetto del programma degli acquisti Bce che coinvolge i titoli di Stato. Se la discesa dei rendimenti dovesse proseguire ai ritmi attuali, l’Istituto centrale di Francoforte potrebbe trovarsi a corto di asset da sottoscrivere.
“Se vuoi qualcosa a cui dare la colpa per il rendimento del bund negativo probabilmente è il referendum sulla Brexit (23 giugno, ndr)”, afferma Luke Hickmore, Senior Investment Manager di Aberdeen AM. “Gli operatori stanno diventando molto nervosi. Il referendum che si avvicina sta anche aprendo il vaso di Pandora su alcune preoccupazioni familiari” che sono state messe da parte per un po’ dal mercato.
Infatti, “gli investitori si stanno preoccupando nuovamente per il debito cinese” e Luke Hickmore si domanda: “cosa altro possono fare le Banche centrali attualmente se l’economia globale” sta andando meglio? In caso di vittoria del sì all’uscita del regno Unito dall’Ue, sicuramente le Banche centrali saranno pronte ad adottare misure straordinarie a difesa del sistema, come ha detto chiaramente la Bce.
Da domani sera fino a giovedì prenderanno la parola proprio alcune tra le principali Banche centrali, tra cui la Fed, la Bank of Japan e la Bank of England. “Tutte approfitteranno per alzare il livello di allerta in vista del referendum”, sottolineano gli strategist di IG, puntualizzando che “probabilmente la BoE potrebbe decidere di annunciare una serie di operazioni, soprattutto in termini di nuova liquidità a sostegno delle banche, se il 24 giugno dovessero prevalere i voti a favore di una Brexit”.
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