Piombino (Livorno), 31 marzo 2016 – “Ha ucciso tredici pazienti somministrando loro dosi letali di un farmaco che crea emorragie letali, l’eparina”. Un’accusa tremenda, un’accusa che scuote l’ambiente della sanità toscana. Un’infermiera è stata arrestata per il presunto omicidio di queste tredici persone all’ospedale di Piombino. Fausta Bonino, 56 anni, sposata, con due figli, originaria di Savona ma residente a Piombino da molti anni, è stata arrestata mentre tornava da Parigi, da una breve vacanza. I carabinieri l’hanno fermata all’aeroporto di Pisa, per un’indagine “che non è ancora conclusa”, dicono i militari del Nas spiegando ai giornalisti il modo in cui sono arrivati alla donna.
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IL MEDICO: “CERCAVAMO UNA SPIEGAZIONE ALLE MORTI” – «Siamo esterrefatti di quanto accaduto nel reparto. Da circa un anno cercavamo una spiegazione medico-scientifica ai decessi che per emorragia avvenivano senza un motivo plausibile apparente. Invece, oggi viene accusata una nostra infermiera che da 30 anni lavora in questo ospedale e che ha sempre svolto ottimamente il suo lavoro». Così uno dei medici del reparto dove lavora Fausta Bonino – l’infermiera arrestata con l’accusa di aver causato 13 morti per omicidio volontario – parla della vicenda accaduta all’ospedale di Piombino. «Non capivamo cosa potesse aver causato quelle morti, così anomale – ha anche detto – abbiamo avviato anche dei consulti con specialisti di altre città e verificato la più ampia letteratura scientifica possibile che ci aiutasse a dare una spiegazione razionale». «Non avremmo mai potuto immaginare che quelle morti potrebbero aver avuto una causa di questo tipo».
IL PRIMARIO, “DILIGENTE SUL LAVORO” – «Un’infermiera con 30 anni di esperienza, maniacale sul lavoro, diligente e sempre attenta al paziente. Una brava infermiera come tutte le altre». Così Michele Casalis, primario rianimazione dell’ospedale di Piombino ha descritto l’infermiera arrestata dal Nas. Sul lavoro non aveva assenze significative e aveva superato le visite mediche di routine. L’infermiera è stata spostata dallaAsl dal reparto dove lavorava il 10 ottobre 2015 con una disposizione di servizio, a seguito delle indagini delNas che l’avevano individuata come principale sospettata, e assegnata alle attività ambulatoriali. La donna ha fatto ricorso al giudice del lavoro per il trasferimento, e la prima udienza è stata fissata a settembre.
IL CASO – Tutto avviene al reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino. E’ qui che i carabinieri delNas, dopo una segnalazione del servizio sanitario regionale, mettono sotto la lente dieci casi di morti sospette. Si tratta di pazienti che non avevano particolari problemi di salute. Che erano in ospedale per problemi da curare ma comunque risolvibili. Tutti sarebbero morti per emorragie. La Nazione