Sale più del previsto l’inflazione a gennaio, con l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, in aumento dello dell’1%a gennaio rispetto a un anno fa (la stima preliminare era +0,9%). Una chiara accelerazione del caro vita, se confrontato con il rialzo dello 0,5% segnato a dicembre. Rispetto al mese precedente l’aumento dell’inflazione è dello 0,3%. Lo comunica l’Istat, evidenziando il rincaro del cosiddetto carrello della spesa, con prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona triplicati in un mese. L’indice armonizzato Ipca è stato rivisto a -1,7% su mese e a +1% su anno, in miglioramento di 0,3 punti. L’inflazione acquisita per il 2017 è pari a +0,7%. E il codacons lancia l’allarme: l’aumento dell’inflazione comporterà una maggiore spesa su base annua pari a 300 euro per la famiglia tipo.
Il rialzo dell’inflazione, spiega l’Istat, è dovuto alle componenti merceologiche i cui prezzi presentano maggiore volatilità, cioè energia e alimentari. In particolare spicca il rialzo congiunturale dei prezzi degli alimentari non lavorati, tra cui vegetali freschi (+14,6%) e della frutta fresca (+0,9%); questi aumenti, confrontandosi con le riduzioni dei prezzi registrate a gennaio 2016 (rispettivamente -2,0% e -1,6%), determinano, su base annua, delle accelerazioni della crescita particolarmente marcate: i vegetali freschi aumentano del 20,4%, dal +3% di dicembre e la frutta fresca del +7,3% dal +4,7% del mese precedente. Pesa anche l’andamento dei beni energetici tra cui il gasolio per mezzi di trasporto (+3,7%) e della benzina (+3,3%), per entrambi, a gennaio 2016 erano state rilevate variazioni congiunturali negative e perciò, su base annua, si registrano accelerazioni della crescita particolarmente marcate: per il gasolio per mezzi di trasporto la crescita si amplia di 10,6 punti percentuali (+13,9%, era +3,3% a dicembre) e per la benzina di 6,0 punti percentuali (+9,3%, da +3,3% del mese precedente).
In particolare, i n un mese sono triplicati gli aumenti dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa. L’Istat rileva infatti per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona rincari dei prezzi dell’1,1% a gennaio su base mensile e dell’1,9% su base annua (era +0,6% a dicembre). Aumenti ancora più consistenti toccano i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto che salgono dello 0,9% in termini congiunturali e registrano una crescita su base annua del 2,2%, dall’1% del mese precedente.
In crescita anche l’inflazione nell’eurozona, che a gennaio è salita all’1,8% su base annuale , mentre per l’intera Unione europea a 28 il tasso di gennaio è stato dell’1,7% contro l’1,2% del mese precedente. Secondo i dati pubblicati da Eurostat , l’inflazione maggiore è in Belgio (3,1%), davanti a Lettonia e Spagna (2,9%), con la Germania a 1,9% e Francia a 1,6%. La più basso in Irlanda (0,2%). Se il trend continuerà e si rafforzerà, ciò potrebbe costringere la Banca centrale europea a rivedere le sue decisioni di politica monetaria, visto che il mandato della Bce prevede un target dell’inflazione vicino ma sotto il 2%. In altre parole il Quantitative Easing, cioè il programma di acquisto di titoli di Stato dell’Eurotower, pari a 60 miliardi mensili, potrebbe ridimensionarsi o finire prima del previsto. Una prospettiva tutt’altro che rassicurante per il debito pubblico italiano. Corriere.it