INTERVISTA A CARLO GIORGI (ANIS) SUL RINNOVO CONTRATTUALE E MONDO DEL LAVORO

Abbiamo posto le stesse domande fatte a Giorgio Felici (cdls) ed Enzo Merlini (csdl) per avere anche una contropartita sulla visione del rinnovo contrattuale appena iniziato, che cade in un momento molto particolare per la nostra Repubblica.

LUNEDI’ SCORSO SI E’ APERTA UFFICIALMENTE LA TRATTATIVA PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DI LAVORO, QUALE GIUDIZIO DA DI QUESTO PRIMO INCONTRO UFFICIALE?

“La trattativa per il rinnovo del contratto è appena partita, dunque è presto per dare dei pareri in proposito. Diciamo che l’appello per una maggiore responsabilità dopo gli ultimi due rinnovi conflittuali è stato ascoltato. L’impressione è che ci troviamo a discutere in un contesto di relazioni industriali diverso rispetto al passato. L’importante è che sia ben chiaro a tutti che la situazione internazionale ci obbliga a cambiare l’approccio rivendicativo. La difesa dei posti di lavoro e del valore dei salari è strettamente collegata alla produttività delle imprese. Se l’obiettivo è mantenere il potere di acquisto delle retribuzioni, cercando di coprire l’inflazione, questo non può che avvenire recuperando produttività”. 

 

QUALI RISULTATI SI ASPETTA DA QUESTA TRATTATIVA PER IL RINNOVO DEL CONTATTO DI LAVORO?

“Oggi più che mai il senso di responsabilità delle Parti deve fondarsi sulla ricerca della massima competitività del sistema sammarinese. L’impatto della crisi è talmente forte che solo un Paese coeso, coerente, efficiente, ancorato a un fortissimo senso della realtà, sarà in grado di avviare politiche di largo respiro che possano rilanciare la Repubblica di San Marino nel contesto internazionale. Al di là della mera contrattazione, ci aspetta un arduo compito. Le forze economiche e sociali, la politica, tutti quanti oggi siamo chiamati a fare la nostra parte per riuscire in un compito che richiede idee chiare e grande lungimiranza: quello di mettere in campo tutte le migliori ‘teste’, sammarinesi e non, per progettare il futuro del Paese”.

 

QUALE SITUAZIONE STA VIVENDO IL MONDO DEL LAVORO OGGI NELLA NOSTRA REPUBBLICA?

“Il Sistema Paese sta affrontando una situazione difficile come non mai, tra i problemi della crisi economica internazionale ed una situazione interna sempre più compromessa a causa dei ritardi e delle mancate scelte degli ultimi anni, che hanno impedito al Paese di tenere il passo del cambiamento. In questo contesto s’inseriscono le difficoltà operative cui sono costrette le nostre imprese nei rapporti con l’Italia in ambito bancario e finanziario che, per inciso, ci auguriamo trovino una soluzione in tempi rapidi. Indubbiamente la situazione è difficile: lo confermano anche i dati relativi alla cassa integrazione, cui per la prima volta hanno fatto ricorso anche imprese tradizionalmente solide e competitive”.

 

QUALI SARANNO LE AZIONI DA METTERE IN CAMPO PER RIPORTARE  IL PAESE AI LIVELLI DI “SERENITA’” A CUI ERAVAMO ABITUATI NEGLI ANNI PRECEDENTI?

“Innanzitutto va ‘normalizzato’ il rapporto con l’Italia. Si deve risolvere al più presto il problema dell’operatività del sistema finanziario, quindi è necessario andare a firmare accordi bilaterali che permettano ai due Paesi di sfruttare le reciproche peculiarità a vantaggio di entrambi. Sul fronte interno, poi, servono interventi forti. Non è più rinviabile un sensibile contenimento della spesa pubblica, per destinare ingenti risorse finanziarie agli investimenti, ora più che mai indispensabili per rilanciare lo sviluppo e contenere la crisi del sistema delle imprese”.

 

DUE PAROLE SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI: COSA MANCA A QUESTA RIFORMA ATTUALMENTE  E QUANDO METTERE MANO AD ESSA PER IL SUO COMPLETAMENTO.

“Le pensioni rappresentano una priorità, una delle priorità, per San Marino. Il sistema pensionistico, così come è strutturato oggi, non potrà reggere a lungo, e nell’arco di pochi anni andrà in sofferenza. E allora sono necessari interventi urgenti, per non lasciare che il peso ricada sulle generazioni future. Si dovranno trovare soluzioni che permettano di trovare risorse per dare vita al fondo alternativo del secondo pilastro, ma rispettando la necessità delle imprese di salvaguardare e di accrescere la propria competitività. Anche perché in questi tempi di crisi non è pensabile fare altrimenti”.