Intorno a noi c’è bruttura. San Marino, come la vicina Riviera, é diventata povera.
Non uso l’aggettivo decadente, perché c’è dello stile nella decadenza che può essere affascinante ed estetica. Invece qui tutto è grigio, gli asfalti consunti: Torraccia impraticabile su due ruote… gli edifici sono tutti vuoti, sanno di città fantasma quando le mete della febbre dell’oro si spostavano verso vene più prolifere.
Si affiancano a quelli che non saranno terminati mai come il Symbol e l’Istituto Musicale e che ti dicono: benvenuto nella terra dell’incoerenza, della mercificazione, della corruzione.
Poi scendi e la superstrada con il suo muro grigio tra le due carreggiate ti catapulta in scenari da est Europa degli anni ’80, con i suoi edifici tetri, il disboscamento rovinoso.
Arrivi alla costa e ti rendi conto che siamo regrediti ad “altro” mondo. Non siamo più al passo con i tempi, tutto è lasciato all’abbandono e alla bruttura.
Le colonie del Marano raccontano di periferie desolate, monumento alla disperazione. Abbiamo rovinato il paesaggio -“riminizzazione” in gergo tecnico significa urbanizzazione alla cazzo e di pessimo gusto- e adesso non ci sono alberi a ingentilire la tristezza di Cerasolo e dei suoi capannoni lugubri e abbandonati.
Non ci sono i colori delle stagioni a rivitalizzare quel cemento anemico, scolorito dal sole e dall’incuria che ricopre tutto. La stessa impressione che mi dà via del Serrone, tornando a San Marino, con i suoi alberi bruciati con l’ammoniaca per fare spazio alle auto. Siamo poveri.
E non poveri ma belli, paesi dignitosi e allegri a cui basti poco…
Ma miserabili, della povertà dell’età vittoriana,della miseria umana raccontata dal verismo. E questo ci rende brutti perché la bellezza interiore va anche ispirata.
Tutto ha perso di charme, di stile.
Le persone sono di riflesso tristi, corrugate, aride: noi che “a sem tut di rumagnul” ed abbiamo il sole dentro, non possiamo accettare una cosa così!
Una lettrice