E’ il 10 settembre del 2020 quando all’ordine del giorno del Consiglio Giudiziario Plenario figura il punto relativo alla sospensione del Commissario della Legge Alberto Buriani… Nella componente politica di quell’organismo istituzionale tre membri si battono strenuamente contro la sanzione al Giudice Buriani: Luca Boschi (oggi candidato in Libera), Vladimiro Selva (candidato di Libera) e Nicola Renzi (candidato di Repubblica Futura).
Perché, vi chiederete, l’aver osteggiato con forza e decisione -i tre arrivarono ad abbandonare l’aula dei lavori- la sospensione del Giudice Buriani, rappresenta una pesante responsabilità politica nel “curriculum” dei tre consiglieri e ne parliamo in una serie di approfondimenti incentrati su “intrecci” che hanno visto le strade politiche incrociare quelle della cosiddetta “Cricca”?
All’epoca la sospensione del magistrato poteva prestarsi a diverse letture. Il quotidiano L’Informazione (lo stesso che a suo tempo titolò “Guidi è strainnocente”, leggi qui), infatti -come consultabile tuttora online cliccando qui– relativamente a quella “accesa” riunione del Consiglio Plenario scriveva: “E’ stato sospeso, quindi, il magistrato scomodo che ha coordinato il pool delle indagini sulla Tangentopoli sammarinese-conto Mazzini, inviso alla presidente di Bcsm e ai suoi sottoposti di Via del Voltone per la lesa maestà di avere indagato – e archiviato – Catia Tomasetti. (…) Fatto fuori, quindi, il magistrato inviso a tutte queste persone perché ha fatto il suo dovere”.
Oggi, dopo la condanna in primo grado del Commissario Alberto Buriani per abuso di autorità proprio relativa all’indagine che aprì nei confronti di Catia Tomasetti e dell’On.Sandro Gozi -che poi, secondo la testimonianza giurata della Presidente Bcsm, Simone Celli usò come forma di pressione per favorire il passaggio di quote fra Cis e Stratos- il Giudice Buriani potrebbe non essere quell’ “eroe” che appariva ai tempi del Mazzini. Saranno le sentenze definitive e quella ricostruzione storica del drammatico decennio scorso sammarinese, che prima o poi -nuova Commissione parlamentare di inchiesta o non nuova Commissione parlamentare di inchiesta- si completerà.
A minare ulteriormente l’autorevolezza di quel Commissario della legge, c’è poi -oggi- l’ipotesi accusatoria che sta approfondendo il Commissario Elisa Beccari (leggi qui), secondo la quale Alberto Buriani potrebbe essere addirittura un sodale di una vera e propria “associazione a delinquere” guidata da Daniele Guidi. E ciò darebbe senso ad un passaggio “scioccante” della relazione conclusiva dei lavori della Commissione di inchiesta, approvata all’unanimità del Consiglio Grande e Generale. Questo passaggio della testimonianza di Federico D’Addario: “Al mio rifiuto Guidi si infuriò e mi disse che se avessi fatto denuncia in tribunale mi avrebbe distrutto perchè aveva appoggi all’interno e perché poteva dimostrare l’indimostrabile perchè nel Tribunale comandava lui”. Affermazione avvalorata -e faccio riferimento sempre quanto appurato dalla Commissione di inchiesta- da una seconda rivelazione dello stesso testimone: “…Ho avuto modo di sentire il dr.Guidi che argomentava al telefono con persona ignota continuando ad insistere che non ben identificato personaggio doveva essere arrestato”. Pochi giorni dopo -semplice coincidenza?- il Giudice Buriani emanò una ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’ex Segretario di Stato Claudio Podeschi, curiosamente nel momento in cui questo stava finalizzando la cessione delle quote di EuroCommercial Bank ad un grande gruppo finanziario canadese… Cessione che poi, ovviamente, con Podeschi agli arresti, saltò.
Ma tornando ai tre membri politici -all’epoca di opposizione, difatti siamo nel 2020- la loro azione contro la sospensione di Buriani fu eclatante e decisa. Arrivarono, come detto, ad abbandonare l’aula prima della votazione. Una azione che alimentò feroci polemiche sulla presenza del numero legale durante quella votazione. Numero legale che se non ci fosse stato avrebbe vanificato ogni effetto di quella deliberazione riportando il Commissario Buriani al suo posto in Tribunale.
Se la battaglia “pro Buriani” di Luca Boschi (candidato di Libera), Vladimiro Selva (candidato di Libera) e di Nicola Renzi (candidato di Repubblica Futura) fosse andata in porto, avesse avuto successo, quel giudice oggi indagato per essere parte attiva di una “associazione a delinquere” capeggiata da Daniele Guidi e forte della presenza di Marino Grandoni, Francesco Confuorti, Lorenzo Savorelli eccetera, avrebbe potuto, nel suo ruolo di amministratore della giustizia, continuare al sua azione. Una azione che, non si può certo escludere oggi, alla luce delle indagini e della condanna di primo grado già inflittagli, potrebbe essere stata più sensibile alle esigenze, ai bisogni dell’“associazione a delinquere” su cui indaga la Giudice Beccari che non al concreto perseguimento della giustizia.
Enrico Lazzari