Io Toti lo capisco. Si è arreso al più forte … di Sergio Pizzolante

Capisco lo sconcerto di quanti si sono battuti per Toti libero sostenendo la tesi secondo la quale le accuse non fossero fondate.
L’accettazione del patteggiamento racconta un’altra tesi: qualcosa di fondato c’era.
Così è passata, passerà, questa seconda tesi.
Che cambia ancora una volta il corso della politica e della democrazia, in Liguria soprattutto. Ma non solo.
Cosa è successo?
Toti si è arreso al più forte.
Non alla giustizia ma alla prevalenza della forza.
E’ molto semplice.
E umanamente comprensibile.
Spiego meglio.
Quando si approvò per la prima volta il reato di “traffico di influenza”, legge Severino, governo Monti, mi alzai in Aula, unico e solo, per dire che da quel momento, noi parlamentari, noi politici in generale, entravamo in uno stato momentaneo di libertà, condizionata alla volontà di un magistrato.
Perché se l’influenza politica diventa un potenziale reato, il politico o rinuncia alla politica o diventa, direttamente, un reo potenziale.
Mi leggevo sempre tutte le carte per le richieste di arresto dei parlamentari.
La motivazione principale per la richiesta di arresto era: essendo il soggetto un parlamentare e potendo continuare ad esercitare influenza, puo reiterare il reato.
Chiaro?
Il reato di “traffico di influenza”, insieme a molti altri reati generici introdotti, come la “corruzione indiretta”, appunto, ed altri, di “contesto”, che spostano le competenze dei magistrati dal penale al morale, ha rafforzato moltissimo la tesi della “reiterazione del reato”.
E quindi, per estensione, la politica diventa reato. Se un giudice lo decide.
Chiaro?
Cosa è successo a Toti?
Un magistrato, anche alla luce delle leggi di cui sopra, introdotte da maggioranze parlamentari (io non dico mai…dalla politica… perché la politica non è una categoria e perché anche quando una tesi perversa passa, c’è una parte politica che non è d’accordo anche se soccombente), ha deciso che Toti era colpevole e che se libero poteva reiterare quelle colpe.
Chiaro?
Lo ha fatto per cultura personale? Per l’applicazione iper burocratica di norme tendenzialmente colpevoliste che si occupano delle condotte morali più che penali?
Lo ha fatto. Punto.
Le leggi e una certa politica anti politica (politicamente prevalente da 30 anni e più) cieca e prona, glielo hanno consentito. Lo consentono.
E’ un fatto.
Toti si è arreso al fatto.
E lo dice. Lucidamente.
Non doveva arrendersi?
E perché rischiare anni di galera per un paese che si è arreso alla politica come reato?
E perché combattere sulla propria pelle e quella della sua famiglia, quando la maggioranza che doveva difenderlo non lo difende, salvo eccezioni, quanto avrebbe dovuto?
E come si fa a difendersi, farne una battaglia politica, quando la tua maggioranza è timida sino alla viltà, quando il Ministro della Giustizia si volta da un’altra parte, quando un seppur generoso Ministro della Difesa manifesta tutta la sua impotenza , quando la sinistra (che un tempo lontano era garantista) va a manifestare contro un prigioniero.
Io lo capisco.
Non puoi fare battaglie quando non c’è la possibilità della battaglia.
Sei davanti ad un plotone di esecuzione.
Se chi spara ti da una mano, la prendi.
Amen.
Sergio Pizzolante