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Un tedesco iraniano, Djamshid Sharmahd, è stato condannato a morte dopo un controverso processo nella Repubblica islamica. L’uomo di 67 anni è stato accusato di essere responsabile di un attentato terroristico.
Contro la sentenza si può fare ricorso alla corte Suprema.
In un comunicato, citato dalla tv di stato iraniana, il dipartimento di giustizia della provincia di Teheran scrive che Sharmahd è “leader del gruppo terroristico Tondar, è vissuto negli Usa e si apprestava a condurre 23 attacchi terroristici dopo essere riuscito a metterne a segno cinque”, fra cui la bomba al santuario di Khomeini. Il dissidente è accusato dalla giustizia iraniana di avere “legami” con i servizi segreti di Stati Uniti e Israele e di aver diretto la detonazione di una bomba esplosa durante una cerimonia religiosa a Shiraz nell’aprile del 2008, che fece 14 morti, dell’esplosione al santuario del padre della rivoluzione islamica iraniana, Rohollah Khomeini e di aver preparando ordigni da far esplodere a un seminario.
La condanna a morte di Sharmahd, “è assolutamente inaccettabile” e “l’imposizione della pena di morte provocherà una forte reazione” tedesca. Lo comunica una nota della ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock.
L’Iran “ha ripetutamente negato l’accesso consolare e l’accesso alle date del processo” alla Germania. Berlino chiede a Teheran “di porre rimedio a queste carenze nel processo di appello, di correggere la sentenza e di astenersi dall’imporre la pena di morte”.
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