
IL PRESIDENTE Rohani ribadisce il rispetto dell’obbligo di tutelare le sedi diplomatiche straniere e il loro personale e assicura che i responsabili saranno perseguiti, resta l’invocazione della «vendetta divina» levata contro i tagliagole sauditi dalla Guida religiosa Ali Khamenei. Riad però «non può coprire» il suo «grande crimine» della messa a morte di al Nimr rompendo le relazioni diplomatiche con l’Iran, insiste il presidente della Repubblica islamica. Invitando anche i Paesi europei, sensibili al tema dei diritti umani, a battere un colpo contro chi a Riad reprime il dissenso a colpi d’ascia.
Un portavoce del governo iraniano ha messo in relazione la sospensione dei pellegrinaggi minori alla crisi in atto, giustificandola però come un’esigenza di garanzie per l’incolumità dei fedeli, ricordando la strage del 24 settembre scorso alla Mecca, dovuta alla calca, che provocò la morte di centinaia di iraniani.
Riad è disposta a ricucire i rapporti con Teheran, afferma l’inviato saudita presso l’Onu Abdallah Al Mouallimi, se la Repubblica Islamica «cesserà di interferire negli affari interni di altri Paesi, compreso il nostro». E ha anche assicurato che l’Arabia Saudita «continuerà a lavorare per la pace in Siria». Una rassicurazione giunta anche dall’inviato speciale dell’Onu in Siria, Staffan de Mistura, preoccupato dall’ipotesi che le nuove tensioni possano compromettere i colloqui di pace.
La Repubblica